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Biancaneve

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Sebbene io sia consapevole delle mie oggettive difficoltà nella gestione dello shopping, ecco qua una nuova carrellata di desideri e brame più o meno insensate.

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BlackMilk è una bottega creativa che sforna accessori di stoffa fatti a mano, super personalizzabili. Si può scegliere un modello di borsa, ad esempio, e richiederlo in una particolare fantasia, pescando tra quelle a disposizione. L’assortimento di stampe è saggio – ce ne sono tante “classiche”, ma si trovano anche quelle pazze. Ho adocchiato due cose: i segnalibri di stoffa da mettere sugli angolini dei libri e la borsa Pancia – che ha una forma intelligente e adattabile e si può portare anche a tracolla.

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Per il sessantesimo anniversario di Biancaneve, Disney e Asics hanno unito le forze per sfornare una microcollezione di scarpe da ginnastica Gel-LYTE dedicate alla fioccosa principessa mangiatrice di mele avvelenate e alla Regina Cattiva. Nonostante la mia tradizionale propensione a parteggiare per i malvagi, devo arrendermi alla meraviglia vellutata del modello di Biancaneve.

[La fotina viene da qui].

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“I Maverick”. Perbacco, non mi ero minimamente accorta dell’esistenza di questa nuova collana einaudiana. Probabilmente stavo perdendo tempo su internet – pratica che Kenneth Goldsmith sembra però riabilitare. In questo breve saggio, Goldsmith analizza il comportamento del navigatore medio, evidenziando le esternalità positive e i risvolti socio-esperienziali che derivano da una fruizione e produzione di contenuti che potrebbe apparire superficiale, disordinata e puramente ludica. Troppo ottimismo – in un libro che parla di umani che USANO L’INTERNET? Forse sì. Ecco perché sono curiosa.

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Francesi folli che creano cancelleria surreal-rétro e una vasta gamma di oggettistica per la scrivania (e la casa) degna di un manicomio vittoriano. Ci sono distinti signori con la bombetta e le orecchie colme di orate, fermacarte di vetro con insetti variopinti, pecore con gli stivali, pugili con dei carciofi al posto delle mani e duchesse dotate di tentacoli. Io mi sono affezionata al pollo-lampione, ma sono certa che Gangzai sarà in grado di assecondare brillantemente anche alle vostre più insolite fissazioni. I quaderni sono INCREDIBILI.

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Già qualche tempo fa mi interrogavo sull’offerta standard dei corsi in palestra – corsi che, in nessun modo, sembrano in grado di soddisfare la mia esigenza di diventare la Vedova Nera. Ma poco male, perché ho scoperto l’accademia di spada laser. Anzi, di LIGHTSABER COMBAT SPORTIVO. E sto impazzendo. Ludosport, si chiama. L’idea è venuta nel 2006 a tre amici milanesi ed è poi stata esportata con crescente successo in tutto il mondo. Si va, si piglia una spada laser – gli attrezzi sono stati studiati e progettati appositamente da una specie di fucina di premi Nobel per un utilizzo “reale”, senza tralasciare lucine ed effettoni a noi tanto cari – e si imparano i rudimenti della tecnica e del duello. Seriamente, io DEVO iscrivermi. Sarei magnifica. Compio gli anni a marzo, Amore del Cuore. Questo è un appello ufficiale.

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Il mercato delle magliette con delle cose disegnate ad altezza tette – anzi, con un disegnino per ogni tetta – è ormai saturo. Per la prima volta, però, sento il bisogno di comprarmene una. Perché ho scoperto che sulle tette possono starci felicemente anche dei triceratopi disegnati da Happycupstudio.

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Downton Abbey è finito – e ok, stanno girando il film, ma che dobbiamo fare nel frattempo? Possiamo guardare The Crown, ma nemmeno la nuova stagione è in grado di accompagnarci in eterno. Ma Julian Fellowes è comunque qui per soccorrerci, perché ha anche scritto dei libri all’apparenza gradevolissimi. Belgravia – polpettone romantico-storico di rara piacevolezza – mi aveva tenuto compagnia due estati fa sotto l’ombrellone, facendomi venire voglia di scovare i suoi altri romanzi. Il primo che vorrei leggere è Snob, arguta cronaca delle peripezie della nobiltà inglese contemporanea alle prese con l’orda rampante dei nouveaux-riches. Il cuore della contesa, in questo caso – anzi, OVVIAMENTE -, sarà il matrimonio tra la fascinosa ma relativamente “umile” Edith e un ultra-nobilissimo conte con madre ingombrante. Somiglia a Downton Abbey? Certo. Ed è questo il bello.

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Casa mia è un inferno, a livello Instagram-fotografico. Non ci sono superfici ben illuminate e, quando sono ben illuminate, sono troppo cupe. Legni scurissimi. Tappeti cupissimi. Roba che riflette. Ora, non sono una foodblogger che deve ritrarre fette di torta perfettissime e nemmeno una di quelle che va a compare i fiori freschi all’alba per fare la foto con la tazza di caffè e una pletora di deliziosi biscottini incredibilmente simmetrici, ma un fondo chiaro mi farebbe comodo – soprattutto per i libri o per le foto di cose “piccole”. Ebbene, l’universo ha elaborato una soluzione. C’è un sito, ad esempio, che smercia una vasta gamma di fondi “finti” – di vinile – da utilizzare per le foto più disparate. Ci sono quelli colorati, quelli coi pattern e pure quelli che riproducono materiali di ogni genere, dal legno al marmo. Si chiama MiniBackdrops… ed è tutto qui.

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E per questa settimana abbiamo desiderato a sufficienza, direi.
Felice sperpero!

Sciare è un’attività umana di difficile gestione. Se provi a pensarci razionalmente, a sciare non ci vai. E basta. Fa freddo – se non freddissimo, ti devi svegliare presto, ti viene un mal di gambe inaudito, puoi romperti le ossa, capita di schiantarsi contro i pini, la seggiovia fa paura, c’è scomodità, si puzza, ti cola sempre il naso, ti si ghiaccia la faccia, bisogna combattere per un posto sullo skibus, il burrocacao non è mai sufficiente, fare la pipì è laborioso, è necessario trasportare oggetti pesanti, la vestizione è complessa, ti si ammaccano gli stinchi, ti si staccano le mani e devi passare una giornata con i piedi negli scarponi. Non ha alcun senso. Ecco perché si comincia a sciare da piccoli. Perché, quando sei piccolo, riesci ad accettare con maggiore disinvoltura anche le assurdità più madornali – tipo il catechismo al sabato pomeriggio. Io, che devo sempre essere più bionda e più speciale degli altri, da piccola sciavo, ma proprio come sport. Durante la settimana avevo tre allenamenti di tennis e, non paga, trascorrevo i miei weekend al Tonale. Ma non sulle piste civilizzate, con la pausetta per la cioccolata calda e il pisolino sulla sdraio al rifugio… noi ci svegliavamo all’alba e andavamo sul Presena, dove l’unico impianto di risalita era un’ancora installata dal Dio dell’Antico Testamento in mezzo a una bufera orizzontale di giavellotti di ghiaccio.
L’ancora.
Se non sapete che cos’è un’ancora non ve lo spiegherò. Perché darvi un dolore, quando potete continuare a vivere serenamente la vostra vita, lontani dalla sofferenza e dal mal di culo?

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Comunque.
Nonostante passassi a un metro e mezzo dai pali, la mia luminosa carriera di piccola sciatrice non fu malissimo. Conquistai un secondo posto ai campionati provinciali del Piacenzashire – dove di femmine che sciavano ce n’erano all’incirca sei -, un secondo posto in slalom speciale – solo perché fui l’unica, a parte la vincitrice, a non inforcare – e un secondo posto in gigante ai campionati italiani Libertas, categoria Cuccioli. Io, in realtà, avevo un anno in più e dovevo gareggiare nei Ragazzi, ma s’era ammalata la mia compagna e mi avevano utilizzata come controfigura. Nella mia categoria non mi ricordo come andò a finire, ma da Cucciola conquistai una medaglia d’argento che mi proibirono di andare a ritirare. Trascorsi il resto della serata a nascondermi nell’ombra, come un ninja col pile. A scanso di equivoci, poi, i miei amici più impressionabili continuarono a chiamarmi Valentina per il resto della settimana.
Insomma, prima di abbandonare l’approssimativa pratica agonistica che aveva caratterizzato gli anni più belli della mia esistenza, non sospettavo che lo sci potesse anche avere una valenza ludica. Fu soltanto dopo, con le settimane bianche messe in piedi con i miei compagni delle superiori, che mi resi conto della verità. Sciare non era solo sofferenza, schienate in terra, cunette assassine e vomitate sui tornanti (dal finestrino di un Ducato). Sciare poteva anche essere divertente. Grappini alla mela verde. Palle di neve. Sole in faccia a marzo. Sveglia alle dieci meno un quarto. Copricaschi rosa con le orecchie da coniglio. Tavolette di cioccolato.
Favola!

Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

Il risultato, una ventina d’anni dopo aver messo gli sci per la prima volta, è che a sciare ci vado volentieri. Sono consapevole dell’improbo sbattimento che mi attende, ma sono comunque presa bene. Anzi, mi piacerebbe poter andare in montagna più spesso. Poche settimane fa, in un impeto di decisionista che raramente si ripeterà, abbiamo addirittura prenotato una stanza a Canazei e siamo partiti. Io e Amore del Cuore, per onore di cronaca, non siamo mai andati a sciare insieme. Anzi, lui si è cimentato con lo snowboard per un totale di tre volte in vita sua. Pur preoccupandomi assai della sua effettiva capacità di arrivare incolume in fondo a una pista, ho deciso di fidarmi del suo ottimismo – Ma certo che vengo giù. Al massimo me la faccio a piedi. Capirai. – e di riporre ogni speranza nella sconfinata potenza dei suoi gamboni. Ma ripercorriamo insieme i principali HIGHLIGHTS dei quattro giorni trascorsi in montagna della famiglia del Cuore.

Mi sono ostinata a sciare con i miei sci. I miei sci potevano considerarsi nuovi nel 2004. Erano i primi carving, con le punte e le code appena appena spalettate e una lunghezza assolutamente incomprensibile per gli standard attuali. Le persone, oggi, hanno gli sci più bassi di loro. Io no. L’unica cretina nell’intero comprensorio del Sellaronda con gli sci di una spanna più alti. Vero, ti senti un sacco stabile, ma non li giri mai. Anzi, li giri finché sei giovane e sportiva. È quando diventi trentenne e impiegata che sulle cunette insulti i santi.

Amore del Cuore ha trascorso quattro giorni a pendolare. Credo sia riuscito a produrre, in totale, un massimo di cinque vere curve. Per il resto, si è spostato come una benna spalaneve, oscillando da un gambone all’altro – indipendentemente dalla natura del pendio – e affrontando con una discreta sicumera ogni genere di difficoltà. Visto che stavamo badando all’efficacia e non di certo allo stile, la sua performance è stata nobilissima. Ad un certo punto, vista l’indiscutibile efficacia della Tecnica Pendolo, lo mandavamo avanti a spianare i maledetti dossi. L’unico problema, come può testimoniare questo prezioso documento filmico, erano i pianetti. Amici snowboarder, ma chi ve lo fa fare. Sul serio.

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Nonostante sia il mio posto preferito per sciare, non sono ancora riuscita a capire come funziona il Sellaronda. Non posso farci niente, il Sellaronda è troppo per me. Mettetevi ovunque e in un paio d’ore capisco come funzionano le cose, ma con il Sellaronda è tutto inutile. Panico e disorientamento. Il risultato è che devo sempre essere accompagnata da un adulto e, da sola, non ho speranza di sopravvivere.

Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

Cado poco, ma tendo a cadere in maniera piuttosto plateale. A questo giro, per dire, ho affrontato un mucchio di neve con eccessivo entusiasmo, sono decollata e sono atterrata dall’altro lato della stradina – a ventiquattro centimetri dalle code di un tizio che, seppur con le sue difficoltà, passava di lì per caso. Decisa a salvargli la vita, ho frenato bruscamente. Non l’ho travolto, ma ho perso uno sci e, come una catapulta, ho superato il bordo della pista, rotolando con un certo impeto giù per un piccolo pendio che conduceva all’incirca al letto di un torrentello. Non mi sono spaccata la testa e non ho riportato danni di alcun tipo, anche se – a ben pensarci – sotto a quella nevona sofficiona poteva esserci praticamente di tutto. La scena si è conclusa con Amore del Cuore che, brandendo lo snowboard, correva minaccioso verso l’incolpevole sciatore-passante gridando – in maniera assolutamente immotivata – VATTENE CHE ALTRIMENTI T’AMMAZZO.

Sciare, comunque, ci trasforma tutte in scaldabagni.

Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

Grazie ai numerosi falsopiani che, ad intervalli regolari, impedivano ad Amore del Cuore di avanzare alla nostra velocità, sono riuscita a fotografare un casino di paesaggi e mirabili scorci naturalistici che mai al mondo avrei pensato di poter immortalare. L’impresa è stata ancor più facilitata dalla fortuita scoperta di una FEATURE fondamentale dei miei guanti. I miei guanti nuovi, infatti, hanno gli elastichini per bambini. C’è un braccialetto con un cordino cucito al guanto, così tu te lo puoi sfilare senza che ti precipiti dalla seggiovia. O giù per la Sasslong come una scatola di sgombro. La vita. La pace. La comodità. L’agio. L’abbondanza fotografica.

Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

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Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

  Uno dei motivi per cui la gente dovrebbe andare in montagna, secondo me, è la roba da mangiare. In montagna si mangia bene. Ad un certo punto, vergognandomi abbastanza della quantità di cibo che avrei potenzialmente potuto postare su Instagram, mi sono auto-censurata… ma non ho sicuramente smesso di masticare. Anzi, colta da un’improvvisa caldana da polenta con il capriolo, mi sono levata il maglione con eccessivo trasporto e, nel bel mezzo di un ristorante molto tipico, molto affollato e molto frequentato da gente a modo, ho inavvertitamente suonato un campanone da vacca – che lì si trovava per valenze ornamentali – sgomentando l’intera sala. Grazie, capriolo. Grazie per avermi fatto scampanare.

Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

Oltre a una commovente carne salada, a piatti di ravioli coi finferli (ravioli grigi, anche se non mi ricordo più il perché) e a poderosi taglieri di salumi, sono riuscita a incamerare anche diversi quintali del mio piatto montanaro preferito: UOVASPECKEPATATE. Visto che con “Uova, speck e patate” non credo di rendere al meglio l’idea, ho deciso di scriverlo maiuscolo e tutto attaccato. UOVASPECKEPATATE ammazzerebbe anche un arrotino bielorusso, ma vi assicuro che è possibile mangiarne una porzione a pranzo per tre giorni di fila e tornare comodamente a sciare. Quando vi ricapita di poter usufruire di UOVASPECKEPATATE? Mica c’è, a Milano. E, anche se ci fosse, a Milano mica avete l’alibi dello sci. Ah, mi serve un po’ di energia! A sciare si brucia un sacco! Non risparmiatevi, dunque. UOVASPECKEPATATE ogni venti minuti.
L’esemplare più interessante di UOVASPECKEPATATE l’ho mangiato in un rifugio adorabile, pieno di addobbi di fiocchi di neve in gommapiuma. E mi è arrivato insieme a una specie di infrastruttura lignea reggipadella – visibilmente superflua ma molto coreografica. Padroneggiare l’hardware non è stato un granché semplice, ma ho amato fortissimo ogni secondo del pranzo. E, come potrete facilmente desumere dalla qualità della foto, non avevo sbatti. Quando ti trovi davanti una cosa pazzesca da fagocitare, anche Instagram passa in secondo piano.

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Per concludere, vorrei dire che sì, mi sono riconciliata con lo sci. Ne comprendo gli evidenti svantaggi, ma sono comunque in grado di apprezzarlo. Sarà che, quando cominci a lavorare, la cosa peggiore del mondo diventa all’improvviso il dover stare in ufficio… e anche una bufera di stalattiti, in confronto, è subito FAVOLA. Questione di prospettiva? Questione di ferie – che sono già belle proprio perché SONO ferie? Chi può dirlo. La roba migliore dello sciare, comunque, è sempre la stessa: levarsi gli scarponi e bersi una birra – in calzamaglia di lana – per festeggiare l’impresa (e l’integrità dei propri arti a fine giornata).
CHEERS, amici della neve.

Una foto pubblicata da Francesca Crescentini (@tegamini) in data:

 

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Strano ma vero, anche su Tegamini ci sono delle tradizioni. A Natale, per dire, c’è il paccozzo dei regali per voi adorabili e partecipi lettori – STEI TIUND, che fra poco succederà – e la wishlist surreale. Quest’anno attingeremo dal multiforme e improbabilissimo catalogo di Goolp!, e-store nato due anni fa dai folli neuroni di Micòl e Luca e ormai pronto a conquistare il mondo. Visto che ho una casa nuova da riempire di aggeggi inutili – ma assolutamente indispensabili – e numerose fissazioni da assecondare, ho graziosamente accettato il Goolp-invito e sono pronta a devastare la vostra psiche con doni fantastici e poco plausibili, roba che – diciamolo con fierezza – nessuna renna di Babbo Natale avrebbe il coraggio di trasportare.
Per fare le cose con ordine – che ho ben sempre una laurea in economia -, procederemo per macro-categorie: Animalini – per forza -, Wannabe casalinga – per convincere MADRE che anche per me può esserci speranza – e Strumenti utili per folli invenzioni – per diventare più produttivi, svegli e arguti.
Bene.
Cominciamo, che fra un po’ c’è da mettersi a tavola per il cenone della Vigilia.

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ANIMALINI

La vita ci mette di fronte a scelte difficili. Roba funzionale. E roba a forma di animalino. Nel dubbio, scegliete gli animalini. Per la cose a forma di cosa c’è sempre tempo, ma un animalino è fugace ed elusivo, bisogna catturarlo finché si può. E vale anche per i designer. Hai materialmente la possibilità di fare qualcosa a forma di bestia? Non esitare. Donaci della gioia.

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I testoni selvatici di Bibib

Il tricheco è il mio preferito. Ma ci sono praticamente tutti gli animali mai trasportati da Noè sulla sua sgangherata arca. C’è l’alce, la pecora, il cavallo, l’ippopotamo, l’elefante, il rinoceronte… sono mille. Sono morbidi e pupazzosi. E non fanno paura come le bestie impagliate.

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Kit-Cat Clock

Per lo skate fluttuante e le Nike che si allacciano da sole c’è ancora da aspettare un po’. L’orologio più inquietante della storia, però, vi aiuterà ad ingannare l’attesa, ipnotizzandovi fino all’azzeramento delle vostre funzioni cerebrali.

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Bicchieri Mad Cow

Non bevo latte e del latte non me ne frega niente, ma le bottiglie del latte mi piacciono un casino. Questi qua sono dei bicchieri strani a forma di mini-bottiglia del latte, con una giocosa decorazione a base di encefalopatia spongiforme bovina.

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Piatti a forma di pesce

Sono uno squalo, un branzino, un tonno e una spigola. E vanno in lavastoviglie, visto che sono pesci. Si attendono con ansia i piatti piani a forma di sogliola. Che qualcuno ci pensi, presto!

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Bunny Light

Coniglini dal deretano luminescente. Ripeto, CONIGLINI DAL DERETANO LUMINESCENTE.

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WANNABE CASALINGA

Invece di sviluppare delle vere capacità, compratevi della roba in grado di creare l’illusione del talento e dell’abnegazione domestica. 

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Cavapirata

Ormai in grado di interpretare il capitano Jack Sparrow molto meglio di Johnny Depp, il prode Cavapirata saprà valorosamente assistervi nelle vostre sconclusionate maratone alcoliche. Stavo per dire ‘sticazzi, ma poi mi sono accorta che sulla spalla sinistra (sinistra per noi, destra per il Cavapirata… e che non mi si dica che manco di precisione) ha addirittura il pappagallo. Che qualcuno gridi ARRRRRRRRR!

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Ortino

Ora che ho il balcone, mi è venuta la scimmia delle piante. Voglio dei fiori, dei vegetali vivi, voglio del verde. Voglio questa roba perché la gente normale riesce a far crescere le zucchine su dei terrazzini di un metro per 50 che affacciano direttamente sulla circonvallazione. E perché io no, allora? PORTATEMI DEI SEMI. MADRE! Sradica un ramo dalla siepe di rosmarino che c’è in campagna e insegnami qualcosa di utile, per una volta! Voglio fare il MOITO con la mia menta! Menta al popolo!

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Alberini portaspezie

Per passare il sale a qualcuno con autentica fierezza.

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Unplastic tray

Pensavo che ci fossero solo le robe di ceramica che fanno finta di essere cartone, ma il mondo delle stoviglie-camaleonte è vasto e ancora tutto da esplorare.

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Soapmarine

Per ritrovare la dignità e smetterla di usare il dispenser del Carrefour come se fosse la nostra ultima speranza. Dispenser carini! Dispenser marini!

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STRUMENTI UTILI PER FOLLI INVENZIONI

Lasciatevi aiutare… da oggetti che, in realtà, non faranno che distrarvi. O farvi perdere dell’altro tempo. 

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Biancateiera

Qua è interessante, perché Biancaneve è iper accessoriata. Intanto, la testa è una tazza. Sotto c’è la teiera vera e propria, con il cestellino per cacciarci dentro i vostri intrugli – se siete del partito del tè autentico ma un po’ sbatti – o buttarci la bustina – se siete del partito “voglio un tè, subito!”. La calotta cranica col fiocchetto non so bene come interpretarla, ma immagino serva a non far raffreddare il vostro beverone. Nel cestino, invece, metteteci dei coniglietti del bosco. O il mastro-teieraio giapponese che s’è inventato tutto.

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Kit da disegno

L’ho sempre voluto, il burattino-modello. E vorrei anche capire quali sono le vere intenzioni di quei personaggi che, al museo, si siedono a disegnare davanti ai quadri. Senza mai guardarli, poi. Che cosa fate, amici? Che cosa cercate di ottenere? …serve un burattino?

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Portatile postale… postatile?

Sto cominciando a rivalutare le custodie strambe per i portatili. Sarà che l’altro giorno al lavoro non trovavo più il mio perché sono tutte uguali… sarà che questa è fatta di tyvek – non ho idea di cosa sia, ma mi fa venire in mente il PYKRETE… sarà che da piccola scrivevo centinaia di letterine ad astruse penpals che mi riempivano di adesivi di Lisa Frank… sarà, sarà l’aurora. Ma le magibuste porta-portatile mi piacciono – nonostante servano a qualcosa.

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Trimphone

Non scordatevi il reggiseno a punta, le perle e il mezzo tacco.

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Fill’er Up

Questo salvadanaio ha finalmente capito come funzionano gli esseri umani. Ci serve uno scopo, dobbiamo renderci conto che stiamo combinando qualcosa, ci vogliono dei punti di riferimento. Che senso ha gettare tonnellate di denaro dentro a un insondabile affare a forma di scrofa? Ma così, senza una vaga idea di quanto ce ne sia già dentro, di quello che potremmo farci, di quando sarebbe più sensato fare a pezzi la cavolo di scrofa? I soldi si mettono via per qualcosa. Per comprarsi delle seggiole. Per adottare un gatto e farlo vivere serenamente. Per una Falabella. Per cambiare gli occhiali. Visto che risparmiare non è gratificante – no, guarda, ti ringrazio ma non posso proprio venire. Sai, o la cena di stasera o le vacanze a luglio -, pigliatevi almeno un salvadanaio in grado di apprezzare i vostri sforzi.

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Molti evviva.
Spero che la strampalata Tegamini-selezione vi abbia ispirato a sufficienza… e coraggio, anche quest’anno riusciremo a uscire quasi indenni dalle festività. Buono shopping su Goolp!, intanto. E che gli animalini vi assistano!