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“Romanticismo” a Milano: una mostra e molti giretti

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Sentimenti burrascosi! Notturni! Letteratura! Rovine! Dirupi! Sogni e turbamenti!
No, temo di non essere riuscita a riassumere in maniera esauriente le molteplici e fascinose sfaccettature del Romanticismo, corrente “multidisciplinare” che tra Settecento e Ottocento ha attraversato l’Europa modificando in maniera radicale la nostra sensibilità estetica, filosofica, musicale e artistica. Poco male, però, perché fino al 17 marzo potrete beneficiare di una mostra dal vasto potenziale esplicativo e dal magnetismo indiscusso e, magari, dilettarvi anche con un piccolo tour. Milano, infatti, è stata una delle grandi capitali romantiche del continente e conserva le tracce di questo passato, valorizzandone l’eredità tappa dopo tappa.
Ma procediamo con ordine.
A San Valentino non sono stata fortunatissima sul fronte delle rose rosse o delle scatole di cioccolatini a forma di cuore – e, vi dirò, va anche bene così – ma la bellezza non è di certo mancata. L’itinerario è ricchissimo, ma agevolmente replicabile.

Tappa uno!
Romanticismo alle Gallerie d’Italia
La mostra, con le sue 200 e passa opere esposte, riesce a fare contemporaneamente due cose molto pregevoli: affrontare i temi principali del Romanticismo sviscerandone le manifestazioni più emblematiche e i temi ricorrenti, ma anche mettere a fuoco le ricchissime peculiarità milanesi, restituendoci il dialogo costante tra città, arti (non solo figurative) e identità storica. Insomma, troveremo i rimescolamenti interiori e gli orizzonti sterminati di Caspar David Friedrich, ma anche Francesco Hayez che ritrae Manzoni o affida a una fanciulla a seno scoperto un messaggio politico di libertà, celebrando i tumulti cittadini delle Cinque Giornate. Il risultato è un percorso molto ben costruito tra concetti che trovano terreno comune in un’epoca dalle caratteristiche condivise – indipendentemente dal luogo – e declinazioni cittadine e nazionali. Bonus non trascurabile: lo spazio espositivo è magnifico.

Tappa due!
Romanticismo al Museo Poldi Pezzoli
La mostra si sviluppa su due sedi. Il “grosso” è alle Gallerie d’Italia, ma la visita prosegue al Poldi Pezzoli – dopo una passeggiatina di circa due minuti. Il Poldi Pezzoli è uno dei miei posti preferiti a Milano e ospita spessissimo mostre piccole ma estremamente curate, oltre ad essere un luogo valentissimo per conto suo – c’è una collezione permanente e si può andare a zonzo per le stanze, invidiando molto il gusto eclettico di messer Gian Giacomo. COMUNQUE. Perché proprio il Poldi Pezzoli? Perché la famiglia Poldi Pezzoli non si risparmiò durante i moti rivoluzionari del 1848 e la dimora rappresentò uno dei punti nevralgici dell’attività culturale e artistica della Milano romantica. Allargate il giro e non perdetevi Raffaello che abbraccia la Fornarina o le “istantanee” della città in subbuglio.

Tappa tre!
La casa del Manzoni
Poco incline a farsi ritrarre – anche se per Hayez si sentì di fare un’eccezione -, Alessandro Manzoni era ritenuto schivo e assai riservato. In questa casa amatissima, però, visse e morì con la sua grande anche se non fortunatissima famiglia, accogliendo con autentico affetto amici, intellettuali e personalità di spicco del suo tempo – E GUARDA UN PO’ SIAMO PROPRIO IN PIENO PERIODO ROMANTICO. Mantenere la dimora non fu una passeggiata: nonostante il successo nazionale e le traduzioni estere dei Promessi sposi, infatti, all’epoca non esisteva il diritto d’autore e Manzoni, di fatto, passò decenni a combattere la pirateria, impegnandosi anche a livello pubblico e politico per istituire una norma che tutelasse le opere letterarie e i loro creatori. Ma pensa un po’.
Tra prime edizioni, gallerie di ritratti e approfondimenti sull’intricata acconciatura di Lucia Mondella, due ambienti della casa – quelli conservati proprio come Manzoni li aveva lasciati – valgono il giro: la camera da letto in cui lo scrittore si ritirò dopo la morte della seconda moglie – in un cassetto ci sono ancora le pantofole – e lo studio al piano terra, completo di tabacchiera – da cui Manzoni non si separava mai – e vista sul giardino.

Tappa quattro!
Il Teatro alla Scala
Un tour “essenziale” della Milano romantica non può non comprendere il Teatro alla Scala. Perché è qui che il bel mondo si incontrava – anzi, che il mondo in generale confluiva per godere di quel che accadeva in scena ma, anche, per rispondere a pure esigenze di socialità, affari, divertimento, costume e spasso. Opere, concerti e balletti a parte, alla Scala si può entrare per visitare il museo, accedere ai palchi e sbirciare da lontano i lavori in corso.

Per chi volesse approfondire e/o espandere il percorso partito dalle Gallerie d’Italia, il Poldi Pezzoli ha confezionato un Taccuino romantico che contiene 25 luoghi – tra Milano e la Lombardia – da visitare per crogiolarsi ulteriormente nello spirito dell’epoca. Si può scaricare quiE sono giri, ovviamente, organizzabili in piena autonomia e libertà. Con la pioggia e col sole. A piedi o in carrozza. Quando e come vi pare. Insomma, una bonus-track di tutto rispetto.

Buona mostra e buone esplorazioni!

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