Di nanne e sonni ristoratori: #WorldSleepDay con Magniflex
Io mi impegno, ma ci sono fenomeni che non riesco a comprendere. Non capisco la furibonda passione per il running. Non capisco Peppa Pig e Geronimo Stilton. Non capisco perché il gatto, con tutti i cavi che ci sono in casa, ami masticare solo i caricabatterie della Apple. E non capisco l’insonnia.
Dormire è sempre stato uno dei miei talenti più spiccati. Se c’è una cosa al mondo che so fare è dormire, perbacco. Riesco addirittura a dormire in treno, creando una specie di struttura auto-portante con le vertebre cervicali in modo che la testa mi rimanga in perfetto equilibrio sul collo. Sono sempre stata bravissima a dormire. BRAVISSIMA. Poi, però, ho passato nove mesi a incubare la vita… e ho smesso di considerare il sonno come una faccenda automatica. O come qualcosa che possiamo etichettare come fenomeno spontaneo. Ho sempre dormito volentieri, ma è solo quando ho cominciato a sperimentare della stanchezza cronica difficilmente arginabile (e della scomodità notturna di rara potenza) che l’equazione sonno = benessere mi è apparsa in tutta la sua sfavillante chiarezza.
Oggi è la Giornata Mondiale del Sonno e, per celebrare degnamente l’incrollabile valore di una poderosa nanna ristoratrice, un’azienda toscana che produce materassi dal 1962, la Magniflex, mi ha chiesto di pensarci un po’ su.
Lì per lì, devo dire, ho avuto la tentazione di rispondere con un MA COME VI PERMETTETE DI ANDARE A PARLARE DI QUANTO FA BENE DORMIRE A UNA CHE HA UN BAMBINO DI CINQUE MESI. Poi, però, mi sono preparata una bella tisana, mi sono letta tutta questa roba che le aziende mandano alla gente quando vogliono raccontare qualcosa e, oltre a sviluppare un nuovo feticismo per le foto di materassi tecnologicamente prodigiosi, mi sono sentita adattissima allo scopo. E anche molto bisognosa di una revisione d’urgenza… come una macchina che ha fatto troppi chilometri.
Il mio bambino (PER ORA) dorme. Lo dico sempre – e non senza una certa soddisfazione. Sono fortunata, ma la faccenda è un po’ più complicata di così.
Perché, ora che c’è anche lui, non dormirò mai più come prima. È inevitabile, insomma. È un banalissimo dato di fatto. Nutro del risentimento nei suoi confronti? Non credo proprio, lo amerei follemente anche se mi rompesse l’anima dall’alba al tramonto. Ma non posso neanche negare di aver perso (forse per sempre) la facoltà di sprofondare in uno splendido e autoreferenzialissimo oblio ogni volta che appoggio la testa sul cuscino.
In più, va detto che ci sono cose che – più o meno oggettivamente – mi sembra di poter fare soltanto (o di poter fare meglio) quando Minicuore dorme. Non c’è marsupio che tenga. Non ci sono acrobazie in grado di permettermi di concentrarmi su qualcosa che devo scrivere, ad esempio, quando c’è lui che si ruzzola magnificamente sul divano o vuole giocare con me. E io voglio esserci, quando lui è sveglio.
E così, mio malgrado, va a finire che alle due e mezza di notte – nonostante il mio bambino dorma – mi si possa trovare in giro per casa, impegnata nelle attività più disparate. Ci sono io che stendo, scrivo, faccio lavatrici, frugo negli scaffali bassi, mangio roba USANDO ENTRAMBE LE MANI, mi lavo i capelli, sterilizzo biberon o leggo dei libri senza ricorrere a contorsionismi allucinanti.
Il risultato finale è che dormo poco perché “devo fare delle cose” e, quando dormo, dormo peggio perché ho sempre il dubbio che la creatura possa destarsi e/o necessitare della mia qualificatissima assistenza notturna. Il risultato? È ben lontano da sonno = benessere. Mi sveglio rincoglionita e stanca, anche se ho un bambino che dorme.
La situazione migliorerà? Spero di sì. Ma mica per magia.
Mi serve una specie di “rieducazione” al sonno? Molto probabile.
Mi sembra quasi, ormai, che dormire sia una parentesi obbligatoria ma non troppo produttiva all’interno di una giornata piena di cose molto più rilevanti. Peccato che, per fare tutto quello che mi piacerebbe fare da sveglia, servano energie. E batterie ricaricate. E la lucidità per processare informazioni complesse – tipo quelle che dovrebbero aiutarmi a pianificare la giornata e ad arrivare in fondo con la soddisfacente sensazione di aver combinato qualcosa.
Dormire meglio – anzi, cercare di creare una miglior cultura del sonno, come Magniflex si prefigge da sempre – gioverebbe solo a me? Non penso. Indipendentemente dalle nostre difficoltà personali e dall’idea che abbiamo della “produttività”, credo si tratti di partire da una semplice convinzione: il sonno ha un valore, un’utilità inestimabile. E dormire a sufficienza (ma anche dormire “correttamente”) è uno dei mattoncini fondamentali per il funzionamento delle nostre disperate carcasse. E, visto che sono una ragazza molto volenterosa e che migliorare la qualità del sonno non è solo una sfida per neo-madri con manie di onnipotenza, ecco qua il decalogo per una miglior nanna elaborato per l’umanità tutta da Magniflex (e tragicamente parafrasato da me, temo) per propiziare il nostro World Sleep Day – e le notti a venire.
UNO – Non mangiate come dei cinghiali.
DUE – Dormite in una stanza fresca. Se si schiatta di caldo, il vostro corpo vi terrà svegli nello strenuo tentativo di termoregolarsi.
TRE – Aerate spesso la camera da letto, vi aiuterà a regolare l’umidità e non correrete il rischio di desertificarvi le mucose (seccandovi come le mie orchidee, pace all’anima) o di dormire nel paradiso della muffa.
QUATTRO – Abbandonate i vostri sogni da pornoattori degli anni ’80 e usate delle sobrie lenzuola di cotone.
CINQUE – Scegliete un materasso che non vi triti le articolazioni – deve supportare la schiena ma avere anche uno strato superficiale capace di adattarsi al vostro peso, assorbendo tutte quelle legnosità di cui ci accorgiamo di solito al mattino, quando ci alziamo e ci fa male ovunque.
SEI – Trovate un cuscino ragionevole, che allinei testa e spalle senza intrappolarvi in una posizione innaturale
SETTE – Prediligete, per cuscini e materassi, le materie prime naturali – funzionano meglio per regolare la temperatura e far respirare la pelle.
OTTO – Cercate di ridurre gli aggeggi elettronico-lampeggianti che vi circondano.
NOVE – Create del buio pesto. Il cervello, al buio, produce melatonina – un ormone dall’effetto sedativo e tranquillizzante.
DIECI – Coltivate il silenzio. E chiamate gli sbirri se gli universitari del terzo piano mettono David Guetta alle 4 di notte.
Godetevi la Giornata Mondiale del Sonno, caroni. La mia rieducazione (soprattutto psicologica) comincia oggi. In alto i cuscini! E per approfondire, se vi andrà, andate a chiacchierare con Magniflex. 🙂
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