Gravidanze garbate: tutte le maledizioni che non v’ho tirato
Ci sono momenti, nella vita di una donna, in cui sarebbe doveroso stramaledire il prossimo. Ma può anche capitare che, rammentando la buona educazione ricevuta, si decida di tacere e di tirare dritto come vere signore col cappellino. Un cretino, mi hanno sempre detto, rimane un cretino anche se lo insulti con veemenza. Bisogna essere cortesi. Non ci si arrabbia e non ci si accapiglia. La gente non lo fa apposta, la gente non è cattiva… al massimo c’è un po’ di ignoranza. E con gli ignoranti serve pazienza, c’è poco da fare.
Ebbene, i miei ultimi nove mesi sono trascorsi all’insegna del garbo e della gentilezza. Non ho preteso particolari slanci d’altruismo o plateali salvataggi e, semplicemente, ho accolto con gratitudine e sincera commozione le manifestazioni spontanee d’attenzione e riguardo che mi sono state rivolte. Ho sorriso e ringraziato. Non ho protestato, non ho recriminato, non ho litigato con nessuno… anche quando ne avrei avuto tutto il diritto.
Mi sono sicuramente aggiudicata la fascia di Miss Gravidanza Affabile 2016, ma non riesco proprio a rallegrarmene. Anzi, in me alberga un invincibile rancore.
Voi immaginatevi un personaggio vendicativo – che ne so… Stalin, Jafar, Pablo Escobar, Regina George, il Conte di Montecristo, un freelance che non riesce mai a farsi pagare le fatture -, ingravidatelo figurativamente, moltiplicate il suo astio per ogni chilo messo su durante la gestazione (NOVE, ad esempio) e otterrete il mio presente livello di livore.
Perché v’avrò anche sorriso, brutti zoticoni del cazzo, ma non ho mai smesso di pensare che il mondo, senza di voi, sarebbe un posto un po’ più civilizzato. E più passa il tempo, più penso di aver sbagliato a starmene zitta.
Ma non è troppo tardi. Perché io non dimentico. E a stendere vi ci posso mandare adesso – ma così, proprio come esercizio di auto-terapia depurativa. Come rito catartico di liberazione e riconciliazione col cosmo.
Pronti?
Bene.
Copriamo d’ingiurie chi se lo è meritato.
*
Liguria. Vacanze estive. Ristorante.
Una cinquantenne straniera, dopo aver cenato in solitaria con un’insalata da 7 euro e una bottiglia da mezzo litro di acqua naturale, sfodera un romanzo imbarazzante e rimane placidamente a leggerlo per quaranta minuti mentre io – vistosamente ripiena – e Amore del Cuore – vistosamente furibondo – restiamo in piedi ad attendere che si liberi il suo tavolo, l’unico non occupato da una comitiva ferma agli antipasti. I camerieri – anche loro troppo educati per accostarsi alla signora e gridarle LEVATI DAL CAZZO, CHE HAI MANGIATO 7 EURO DI ROBA E SEI QUA DA TRE ORE E SARESTI UNA CAFONA DI MERDA PURE SE NON CI FOSSE UNA DONNA INCINTA CHE ASPETTA – passano a domandarle ogni due minuti se desidera altro o se possono portarle il conto. Nonostante gli sforzi, non riescono a scalfirla. Mentre ci proponiamo di ricorrere al trucco del prestigiatore che sfila la tovaglia da sotto le stoviglie (ben sapendo di non esserne capaci), la signora finisce l’ultimo goccio di acqua minerale e abbandona la nave, come se niente fosse. Seguono applausi scroscianti.
SEI IN VACANZA E NESSUNO HA AVUTO LA BONTÀ DI VENIRE A CENA CON TE, CARA SIGNORA? FATTI UNA DOMANDA. SECONDO ME È PERCHÉ SEI UNA STRONZA APOCALITTICA, MA POI VEDI TU.
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Milano. 39esima settimana. Sala d’aspetto del dentista.
Dopo tre giorni di mal di denti devastante (fronteggiato a colpi di Tachipirina 500 con risultati a dir poco BRILLANTI), il dottore di MADRE – che non si sa perché, ma lei il dentista non ce l’ha a Piacenza ma viene a Milano appositamente – accetta di soccorrermi. Aspetto il mio turno in compagnia di una quasi-ottantenne col camicione fiorato.
Ma che bello, congratulazioni!
Grazie mille.
A che mese sei, settimo?
…in realtà mancano una decina di giorni.
Al parto?
Già.
Ma non è possibile! Hai la pancia troppo piccola!
…
È una femmina?
No, è un maschio.
Ma sei sicura?
Certo.
Non ci credo. Troppo piccola, quella pancia lì. Troppo piccola.
…
VECCHIA IMBECILLE, MA CHI TI CONOSCE. MA COME TI PERMETTI. MA CHI TI HA CHIESTO NIENTE. TI SEI FORSE LAUREATA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA ALL’UNIVERSITÀ DELLA VITA? VAI NORMALMENTE IN GIRO COMMENTANDO LE DIMENSIONI DELLE ALTRUI PARTI DEL CORPO O È UNA PRODEZZA CHE RISERVI SOLO ALLE GRAVIDE? COS’È, SEI LA PRESIDENTESSA DELL’AUTORITÀ EUROPEA PER IL DIMENSIONAMENTO DEL VENTRE?
La consapevolezza di trovarmi nella sala d’aspetto di un bravo dentista mi ha quasi rovinato la giornata. Perché un dentista cane le avrebbe come minimo sbagliato le dosi dell’anestesia. O trapanato accidentalmente la lingua.
E invece niente. Mai una gioia.
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Milano. 38esima settimana. Al telefono con il call center INPS.
Buongiorno, chiamavo per sapere se è tutto a posto con la mia domanda di maternità. Ho controllato qui sul sito ma risulta “In lavorazione” dal 20 luglio. Ci sono stati problemi o posso stare tranquilla?
Ma certo, signora. Niente di anomalo. Ci vuole un po’ di tempo, tutto qui. Se la settimana prossima è ancora “In lavorazione” ci chiama che controlliamo e, volendo, mandiamo il sollecito.
Bene, chiarissimo. Ma vede, è la terza settimana di fila che mi dite di richiamare se non succede niente. E continua a non succedere niente.
Ma è normale. Tanto poi, quando il bambino nasce, dovrà fare una nuova domanda – inserendo la data corretta del parto.
Ho capito, ma questa domanda – per i due mesi precedenti al parto – non deve in qualche modo arrivare al mio datore di lavoro? Che cosa gli devo dare?
Ma i datori di lavoro lo sanno che è così. Poi c’è la domanda di maternità vera. È quella domanda lì che fa fede.
Io quindi sono stata a casa due mesi e al datore di lavoro non serve nessun documento, secondo lei?
Lo sanno, lo sanno che funziona così. Non si preoccupi. Lei poi ci manda l’altra domanda e si sistema tutto.
…
C’è qualcos’altro che posso fare per lei?
…no, guardi. La ringrazio. È già stato molto d’aiuto.
“MA I DATORI DI LAVORO LO SANNO”. MA COS’È, SEI SCEMO? GIÀ CHE CI METTETE DUE MESI – DUE – A LEGGERE UN CERTIFICATO MEDICO E A SPATAZZARE UN TIMBRO SU UN MODULO (E ANCORA NON CI SIETE RIUSCITI), MA VOLETE ANCHE PRENDERMI PER IL CULO? CI VIENI TU A SPIEGARLO ALLE MIE RISORSE UMANE? TI PARE NORMALE CHE UNA PERSONA NON SI PRESENTI IN UFFICIO PER DUE MESI SENZA FORNIRE UN PEZZO DI CARTA CHE SPIEGHI A CHI TI PAGA LO STIPENDIO CHE NON SEI SEMPLICEMENTE INGRASSATA? MA SOPRATTUTTO, PERCHÉ SOTTOPONETE LA GENTE A UNA TRAFILA BUROCRATICA FATTA DI EMERITE ROTTURE DI PALLE, PIN DISPOSITIVI, TORTUOSI METODI PER OTTENERE UNA PASSWORD E SERVIZI ONLINE LABIRINTICI SE POI QUESTI BENEDETTI MODULI NON LI CAGA NESSUNO E NON SERVONO A NIENTE?
Vi auguro di crepare schiacciati da uno schedario dimenticato
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Instagram. 40esima settimana. L’inutile casella dei messaggi privati.
LE MIE MUTANDE? E DOVE LE AVRESTI VISTE, DI GRAZIA? MI FAI FORSE IL BUCATO? BRUTTO MAIALE ANALFABETA, IL CULETTO TE LO FACCIO DIVENTARE ENORME IO A CALCIONI – MI METTO PURE GLI SCARPONI DA SCI, GUARDA. MA POI ME LE IMMAGINO, TUTTE QUESTE GRAVIDE CHE VENGONO A FARSI FOTOGRAFARE DA TE. AVRAI LA FILA. BESTIA!
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Milano. 39esima settimana. Clinica Mangiagalli.
Bene, ora lei prende l’impegnativa che le ho appena fatto e va a prenotare la visita per la gravidanza a termine. Se la faccia dare fra tre giorni, il 16 settembre. Vada direttamente là da loro. In fondo al corridoio a destra, appena prima della chiesa.
In fondo al corridoio a destra c’è una specie di antro pieno di donne incinte che barcollano contro i muri con delle risme di analisi del sangue in mano e l’aria derelitta di un labrador abbandonato sull’autostrada. Ci sono un centinaio di porte chiuse, tabelloni luminosi che chiamano all’appello numeri ALTISSIMI, alcuni sportelli con alacri impiegati che sfornano appuntamenti, bambini che lanciano macchinine ai propri parenti e una selva di cartelli assurdi appiccicati al muro con lo scotch. Visto che nessuno dirige il traffico, pigio bottoni a caso e prendo TUTTI i numerini. Dopo venti minuti di puntellamento al muro, un’impiegata cattivissima mi informa che sono nel posto sbagliato e che la visita devo andare a prenotarla all’accettazione centrale.
Mi perdoni, la dottoressa mi ha detto di venire qui.
Non so che cosa dirle. Qui non prenotiamo queste cose. Torni indietro. Deve andare in quella sala che c’è all’ingresso.
La sala che c’è all’ingresso sembra il recinto dove tenevano i rifugiati politici in Stazione Centrale. Si stanno occupando del numero 209. Io ho il 265. Mi siedo. Apro il libro. Passa un’ora.
Buongiorno! Ecco qua l’impegnativa. Devo prenotare la visita per la gravidanza a termine. Dovrei farla il 16 settembre con la dottoressa Morbidetti.
…la prima disponibilità che ho per le visite di gravidanza a termine è il 24 ottobre.
Ah.
IL 24 OTTOBRE? MA MI HAI GUARDATA BENE? VEDI FORSE UNA PROBOSCIDE E DELLE GRANDI ORECCHIE? GLI ELEFANTI, CARO IMPIEGATO CALVO, SFORNANO UN MINI-PACHIDERMA DOPO BEN 22 MESI DI GESTAZIONE. È QUESTA LA FINE CHE VUOI FARMI FARE? CON CHI DEVO PARLARE PER PRENOTARE QUESTA DIAMINE DI VISITA, CON IL GRAN VISIR DELLA PLACENTA? DEVO FARE UN’ALTRA CODA? O DEVO PARTORIRE QUANDO SIETE COMODI VOI? MA SOPRATTUTTO: PERCHÉ NESSUNO SA MAI NIENTE O NON PUÒ MAI FARE NIENTE DI CONCRETO PER RISOLVERE UN PROBLEMA?
Vi auguro di partorire pachidermi già cresciuti – dopo gravidanze che durano due anni.
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Ovunque. Qualsiasi stadio della gravidanza. Mangiare fuori.
La mia ginecologa è tutto fuorché nazista. Vi dirò, per i gusti di Amore del Cuore è fin troppo sciallata, ma io ho sempre apprezzato molto il suo approccio scarsamente allarmistico ed estremamente pratico. E, tra il non andare in motorino sul pavé e l’interruzione degli allenamenti di tennis, abbiamo ovviamente affrontato anche l’annosa questione degli alcolici… con i seguenti risultati: bere un bicchiere di vino o una birra mentre si pranza o si cena non è un problema, “è una gravidanza, non è mica una galera”.
Io, dunque, un bicchiere di vino me lo bevo volentieri. Soprattutto se usciamo, siamo contenti e ci mangiamo qualcosa di ben cucinato.
Ma mica è così facile.
Vai al ristorante, sei gravida e ti ordini un bicchiere di vino: il cameriere ti regalerà il suo miglior sguardo di disapprovazione. Ma proprio l’occhiata della superiorità morale mista al disgusto che si prova di fronte a un comportamento disdicevole e ripugnante. Neanche il mostro di Milwakee si meriterebbe di essere guardato così, ma tant’è.
Dieci minuti dopo, il medesimo cameriere ti depositerà davanti una pietanza imprevedibilmente adagiata su un letto di verdura cruda – che mai ha incontrato bicarbonato e/o Amuchina… e forse manco l’acqua – e ti augurerà buon appetito.
CIOÈ, MI DISPREZZI PER QUESTE TRE DITA – MISERABILI – DI VINO BIANCO E POI MI PORTI UN CESPUGLIO DI VERDURA CRUDA CHE NESSUNO TI HA CHIESTO? COS’È, UNA PUNIZIONE DEL KARMA? VISTO CHE SEI TANTO ESPERTO DI ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA DOVRESTI SAPERLO CHE LE CAZZO DI VERDURE CRUDE NON SONO CONSIGLIABILI – E NO, NON CI CREDO CHE LA VOSTRA CUCINA È PIÙ PULITA DI UN REPARTO DI NEUROCHIRURGIA. MI FAREI I FATTI MIEI, MA HAI COMINCIATO TE. E POI PERCHÉ DOVETE GUARNIRE TUTTO CON DEI VEGETALI A CASO? NESSUNO LI MANGIA. NESSUNO LI SOPPORTA. SUL MENU NON ERANO INDICATI, PERCHÉ DOVETE CACCIARLI OVUNQUE – E MANDARMI UNA FACCIA DI MERDA DI CAMERIERE CHE MI FISSA COME SE FOSSI PACCIANI?
Non intromettetevi. E piantatela con l’insalata non richiesta.
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Il capitolo sui mezzi pubblici meriterebbe uno spazio a parte. Perché è proprio sul tram o sulla metropolitana che la gente riesce a regalarci le emozioni più sconvolgenti. È come se la civiltà moderna non offrisse alle persone sufficienti opportunità per sfruttare a pieno le potenzialità del proprio istinto di sopravvivenza. Ma non tutto è perduto, perché basta mettere piede su un mezzo pubblico per provare nuovamente il brivido di un combattimento a mani nude con una feroce tigre dai denti a sciabola. Una tigre piena zeppa di cucciolini sciabolini, magari.
Comunque.
Una gravida approda su un mezzo pubblico domandandosi regolarmente che cosa succederà.
Spesso riuscirà a trovare un cantuccio libero e a sedersi – evitando così di rovinare a terra (spiaccicando il proprio erede) o di svenire (per l’immancabile clima claustrofobico del vagone).
Altrettanto spesso, però, rimarrà in piedi a domandarsi che cosa ha fatto di male. O perché, prima di uscire di casa, ha deciso di mettersi un magliettone largo invece di un’aderentissima guaina fosforescente con delle frecce lampeggianti che segnalano la presenza della pancia.
Perché, appena entri in metropolitana, nessuno sembra più in grado di capire che sei incinta. E non parlo della pancia piuttosto trascurabile che puoi avere fino, che ne so, al quinto mese. Parlo dell’anguria addominale che ti porti a spasso nell’ultimo trimestre, camminando come una papera sciancata e sudando come una contadina che raccoglie i pomodori a ferragosto.
Che è, siete orbi? No, ci vedete assai bene. È che, se non ci sono posti liberi, dovete calcolare chi è lo scemo che dovrà alzarsi per far sedere la donna incinta.
È tutto bellissimo.
Arrivi, ti piazzi in mezzo al vagone e attendi che i passeggeri deliberino.
C’è quella coi sacchetti della spesa che si sente in diritto di restare seduta perché lei ha i sacchetti della spesa. C’è il signore di mezza età che stabilisce di non potersi alzare perché, anche se è sano come un pesce, a calcetto ha preso una botta al ginocchio. C’è il consulente che ha avuto una brutta giornata e te che in ufficio non ci sei andata non meriti il suo rispetto – perché mica hai lavorato, no? Ci sono gli universitari che improvvisamente dimenticano che il loro trolley è dotato di rotelle e può seguirli anche se assumono la posizione eretta. Ci sono gli allergici al bulgur, i celiaci, quelli che non hanno dormito bene, quelle che si sono messe i tacchi ma han finito i Compeed e quelli che hanno il giornale da leggere e in piedi non ci riescono. Quando finalmente qualcuno si decide ad alzarsi – con l’entusiasmo di uno che è appena stato scelto come tributo agli Hunger Games -, te ormai sei arrivata. E scendi, stanca morta e incazzata nera, ma felice di averli tolti dall’imbarazzo.
Le mie preferite, comunque, restano le sciure rancorose della 94. Perché, anche quando riesci a sederti, c’è sempre qualcuno che trova il modo di farti capire che non sei quella messa peggio. E, statene certi, se c’è un autobus pieno di omoni palestrati che sprizzano salute da tutti i pori, non sarà a loro che le vecchiette livorose andranno a rompere i coglioni… li osserveranno brevemente, ma verranno ad attaccarsi al palo che spunta dal tuo scalognato sedile – a costo di dover barcollare per tutto il bus. Voi non riuscirete a capirle, ma loro passeranno il viaggio a sospirare rumorosamente, lanciandovi occhiate oblique mentre tossicchiano e si asciugano il sudore con un fazzoletto bianco. Sarai anche incinta, signorinella, ma con che coraggio stai privando questa povera vecchia del sacrosanto diritto a un viaggio confortevole? Ah, i giovani d’oggi. Chissà poi come verrà su, quel bambino lì. Queste donne incinte. Belle rotonde e floride. E noi qua in piedi, coi calli e i reumatismi. Ai miei tempi queste cose non succedevano mica. Ai miei tempi ci si sapeva comportare.
LO DICA A ME, SIGNORA. E MI SPIEGHI ANCHE PERCHÉ, CON UN AUTOBUS PIENO DI CAMPIONI DI CROSSFIT, QUELLA CHE DEVE SENTIRSI IN COLPA DOVREI ESSERE IO. FACCIA LA CORTESIA, SI GIRI E VADA AD ANGOSCIARE QUEL VENTICINQUENNE ALTO UN METRO E NOVANTA, CHE CON LE BRILLANTI SOSPENSIONI DI QUESTO AUTOBUS SCHIFOSO VA GIÀ BENE SE NON MI SI SCOLLA LA PLACENTA. E, INTANTO CHE CI SIAMO, SI RICORDI ANCHE CHE LE STO PAGANDO LA PENSIONE.
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Insomma, sono stati nove mesi complicati. Certo, là fuori non ci sono solo fattucchiere risentite, maleducati che non vedono l’ora di fornirti pareri medici non richiesti, laidi pervertiti e mamme che passano il tempo a descriverti le inenarrabili complicanze del loro cesareo – così, tanto per tirarti su di morale. In questi surreali nove mesi, il genere umano è quasi sempre riuscito a stupirmi in positivo – concedendosi, di tanto in tanto, alcune vistose e fastidiosissime eccezioni. Ora che mi sono sfogata, però, potrei addirittura provare a prenderla con filosofia. Perché sono convintissima che, in tutto quello che ci capita, ci sia del potenziale terapeutico. E quel che di brutto è sporadicamente accaduto a me potrebbe dimostrarsi un doveroso e utile allenamento per quello che dovrò affrontare fra poco. Perché – in fatto di invadenze, saputellamenti, assurdità e intromissioni – temo di non aver ancora visto e sentito niente.
Il bello inizierà quando Minicuore si deciderà a nascere.
Sempre che ne abbia voglia.
Per il momento, tutto tace.
…Minicuore, mi ricevi? Minicuore?
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Mettiamo la così, a breve avrai la possibilità di mandare vaffanculo tutto il personale dell’ospedale dalla A alla Z senza doverti minimamente preoccupare delle conseguenze “tanto in quel momento fanno tutte così”… Approfittiamone!!
…ecco…ti capisco.
Io una volta alla cassa dell’Esselunga prioritaria ho pianto. Un vecchio che sembrava in perfetta salute sbraitando mi ha chiesto l’ecografia…lui si che poteva avere la precedenza, era invalido! E lo ha detto come se fosse un trofeo eh…Al che io gli ho detto che se voleva esaminare la mia ecografia (si, sono magrina, ma al sesto mese un po’ di pancetta si vedeva) avrebbe dovuto farmi vedere prima il certificato di invalidità. Si è autodistrutto come per magia. Ma io per il nervoso…ero in lacrime!!!!!!
STAI SCHERZANDO.
Purtroppo no. Non c’è limite alla maleducazione, e io – come te – sono 1) grazie ad una Muadre degna della tua, piuttosto educata 2) parecchio spartana, quindi non ho mai fatto pesare a nessuno la gravidanza e il fatto di arrivare a pesare 1000 kg e farmi pipì addosso per uno starnuto. E’ che ti aspetti che la gente si comporti come faresti tu…invece…oooops fanno tutti finta di non notare che vai in giro con una carriola rovesciata sul davanti dell’addome…Quindi è verissimo, o li aggredisci e li fai vergognare, o diventi un fagotto ripieno di bile e rancore…che prima o poi esplode!
Su Facebook mi hanno appena detto che una persona che paga la cena ha tutto il diritto di occupare un tavolo per 40 minuti mentre ha davanti una donna incinta che aspetta. E che la prossima volta devo prenotare e smetterla di rompere l’anima, visto che ho tutte queste esigenze particolari.
Teniamoci per mano e facciamo un bel respiro.
in tutto questo io voglio la tua ginecologa. E sono serissima!
Sto facendo gli scongiuri per trovarmela anche in ospedale. Spero sia di turno. Scherzi a parte, scrivimi una mail e ti dico chi è – se serve. 🙂
Ma questo post è bellissimo! Forse non per te da vivere, ma ti assicuro che è una lettura coinvolgente -tocca corde del mio essere che non sapevo di avere. Tegamini maestra di vita! Con le cose allegre e unicornute ritorna la gioia e la voglia di uscire nei prati, ma questo tuo lato Regina Cercei mi fa venire voglia di alzarmi, aprire la finestra e rovesciare olio bollente addosso a quelli che alle quattro di notte accendono la radio a palla davanti al bar ormai chiuso, ed è una sensazione bellissima. Ora so che quando ( e se) sarò incinta asseconderò solo ed esclusivamente la mia consigliera mentale preferita: Mercoledì Addams. La tua ginecologa merita una ola.
bel post, scritto con la tipica cattiveria della donna alla 57esima settimana di gravidanza (ehm, io sono finita in induzione alla 41, quindi ti capisco)
mi riconosco in tutta la casistica da te indicata. io le ultime settimane andavo al posto riservato sui mezzi pubblici, e se c’era seduto qualcuno di non incinto gli sbattevo il mio ombelico sporgente sul naso e dicevo ALZATI. funzionava.
La mia 41esima settimana la compio domani. E alle 18 ho l’appuntamento per l’induzione. Gioia e tripudio, proprio.
Morte ai mezzi pubblici.
allora ti dirò quello che ti dicono tutte le madri prima di un giorno come questo, emettendo gridolini: forza che domani avrai minicuore tra le braccia!
Tesoro, un vagone di solidarietà e di abbracci, mi hai fatto ricordare cose successe durante la mia gravidanza che ancora mi fanno partire i vaffanculo a raffica. Come quando all’ottavo mese (io di chili ne ho presi VENTI, non nove, VENTI) in coda per le analisi del sangue passo avanti come è di prassi, e una dietro di me ad alta voce commenta “adesso mi faccio mettere incinta anche io”. Accomodati gioia, se trovi qualcuno che ti si s***a con la faccia da c***o che hai. Ehm, ecco. Brutte cose. Davvero.
Ma a parte tutto, adesso arriva la meraviglia <3
Un bacio grande
tieni duro tegamina…manca poco daidaidai
Tesoro…..
3 figli. So di cosa stai parlando. Aggiungo che hai fortuna ad avere il livore di cui sopra. Io ho solo pianto per tutti i 9 mesi e oltre. Mi sentivo solo debole. Ricordo anche un terribile episodio accaduto dopo la nascita di Elisabetta, la seconda figlia. Mi reco faticosamente da Cacharel in pieno centro a Bologna a comprare il vestitino magnifico per il battesimo e intanto chiedo “qualcosa” per me… Mi bastava provare una blusa, un abito largo, un qualcosa di rosso che, dopo l’ennesimo cesareo mi facesse sembrare ancora, non dico bella, ma minimamente desiderabile e la commessa filiforme mi guarda dalla testa ai piedi e mi fa, con tono sprezzante per le taglie forti c’è il negozio qui di fianco. Mi sono girata s ho ricominciato a piangere. Anyway ora i ragazzi sono grandi e le battaglie, quelle vere, le stiamo vincendo tutte! Forza minicuore!!!!
Io avevo il problema opposto. Le commesse della Coop, note esperte in materia, ogni volta mi dicevano: manca poco eh per questa bimba?? E io: mah a parte che é un maschio e comunque mancano ancora 2 mesi abbondanti… E loro: ma sei sicuraaaaaa??
ECCHECCAZZO
Ahaha mi hai fatto morire! Proprio questo weekend entro da Marcolini, una rinomatissima e lussuosissima cioccolateria – pasticceria di Bruxelles per una benedetta cioccolata calda. Chiedo se sia fatta con latte pastorizzato o se sia scaldata a sufficienza. La sciura mi guarda sbigottita e mi fa: “è fatta con latte normale”. Provo a spiegarle che anche il latte pastorizzato è del latte “normale”. Continua a fissarmi come se stessi cercando di spiegarle la formula segreta delle onde gravitazionali. All’apice del suo stupore, mi chiede se per caso io abbia dei problemi specifici, cioè a parte il fatto che sono incinta. Capisco di avere a che fare con un individuo dalle capacità intellettive ridotte e decido, come te, di restare calma e di passare oltre, consapevole del fatto che non avrei recuperato in un quarto d’ora tutte le lacune scolastiche di cui la signora era evidentemente vittima, colpa di quella terribile influenza che nel lontano 1962 non le permise di andare a scuola e di fare tesoro della lezione di scienze sul nostro buon vecchio Louis Pasteur. Mi sono ormai rassegnata a rinunciare alla mia cioccolata calda quando sul più bello arriva lui, puntuale come un orologio svizzero e idiota come un film dei Vanzina : il commento personale non sollecitato. « Ai miei tempi non c’erano tutti questi problemi e ho tirato su dei figli sanissimi ». Ed è qui che avrei ammirato la tua capacità di tenerti tutto dentro e sfogarlo in un post. Perché io no, non ce l’ho fatta, e ho cominciato a dirle che effettivamente nel medioevo si defecava per strada e non tutti morivano di colera, ma che forse è anche grazie alla gente che studia se la signora ha un water in casa e una rete fognaria sotto il deretano. Santa pazienza…
Sto vivendo un senso di colpa retroattivo. Non mi sono mai preoccupata così scrupolosamente del latte! 😀