La faccenda del nome
La gravidanza, lasciatemelo dire, è anche un susseguirsi d’ingrate incombenze.
Ovvio, sprizzate felicità da ogni dove e non vedete l’ora di arrampicarvi in cima a una rupe per vantarvi del vostro erede di fronte a tutti gli animali della savana – con sottofondo di Ivana Spagna/Sir Elton e la competente supervisione del babbuino RAFIKI – ma se domani, all’improvviso, vi dicessero che esiste un gelato magico capace di trasformare in minuti le settimane di gestazione che ancora vi mancano (proteggendovi al contempo da ogni male), ve ne fareste portare un bidone da cinque chili.
Ma perché sì.
E non puoi mangiare le cose. E quelle che puoi mangiare le mangi comunque con diffidenza.
E dormi male.
E devi fare il corso pre-parto (rischiando anche di finire in un temibile gruppo Whatsapp per mamme).
E devi scegliere cose difficili (SIGNORA CRESCENTINI, MI ELENCHI CORTESEMENTE LE PARTI CHE COMPONGONO UN PASSEGGINO STANDARD E LE POSSIBILI DOTAZIONI ACCESSORIE), trovando il modo di convincere i tuoi genitori a pagarle per te.
E gli esami del sangue. E la curva glicemica. E la pipì.
E cammini e ti s’indurisce la pancia.
E ti sdrai e ti fa male la schiena.
E tuo marito che non si sa ancora bene se ha capito che – come regalone finale – vuoi una borsa di Miu Miu. Ripeto, UNA BORSA DI MIU MIU.
E cosa bisogna mettere nel valigino dell’ospedale.
E quali sono gli indumentini minuscoli che serviranno a tuo figlio.
E le cellule staminali contenute nel sangue cordonale.
E le amiche che ti domandano se farai una baby-shower.
E il lettino.
E la culla.
L’altro giorno sono andata alla Mangiagalli per il colloquio con l’anestesista.
Si chiama COLLOQUIO, ma non serve a vincere un lavoro in ospedale. In realtà, ti spiegano come funziona l’epidurale e ti prescrivono delle analisi, in modo da essere preparati e pronti a somministrarla senza incognite nel caso si dimostri necessario.
A me dell’epidurale non me ne fregava niente.
Io all’anestesista volevo solo chiedere se poteva mettermi in coma farmacologico fino a settembre. E svegliarmi (se proprio) a travaglio ben avviato.
Tra le incombenze potenzialmente insormontabili che dovrete fronteggiare durante una gravidanza c’è anche l’impervia scelta del nome di vostro figlio.
Voi, che al massimo vi siete allenati a battezzare dei pesci rossi, i pupazzi di quando eravate piccoli e il maltese di vostra cognata – io l’avrei chiamato MAIS, ma la famiglia di Amore del Cuore (riunita in sessione plenaria) ha poi preferito Timon – ebbene voi, dicevamo, siete ora chiamati a stabilire il nome di un’altra persona.
E che sarà mai.
La scuola dell’obbligo si trasformerà in un inferno? Sarà solo colpa vostra.
Una vita passata a neutralizzare soprannomi imbarazzanti e certamente offensivi? Colpa vostra pure lì.
Scherno e dileggio o, se proprio andrà di lusso, indifferenza e noncuranza? Vedi sopra.
Scegliere un nome è un bel problema. Ecco perché, per decenni, la gente ha ritenuto opportuno riciclare quelli dei nonni – o degli antenati più illustri. Zero sbattimenti, famiglie compiaciute (che sensibilità! Che bel gesto!), niente che non si fosse già sentito mille volte, garanzia della presenza di un santo a tutela dell’infante. Sicurezza, tranquillità, basso rischio, nessuno che ti può dire un cazzo.
Poi, all’improvviso, il genere umano ha optato per l’innovazione e l’originalità.
Addio, nonno Pietro. Chi ti conosce, prozia Maria. I tempi sono cambiati, i bambini hanno bisogno di nomi creativi, spavaldi, spigliati. Nostro figlio sarà il bambino più speciale del mondo, merita un nome altrettanto SPECIALE… e non saremo certo noi a negargli questo sacrosanto diritto, condannandolo alla banalità!
In spiaggia da me, quand’ero piccola, c’erano due sorelline.
Si chiamavano Indiaflora e Doraluna.
Ve lo giuro.
Indiaflora e Doraluna.
A ginnastica artistica con me c’era una bambina di nome Orsetta.
Una delle future madri incontrate al consultorio vicino a casa ha gioiosamente annunciato alla platea di voler chiamare sua figlia BLU.
BLU. Come il velociraptor preferito di Chris Pratt.
Come si può sapere in anticipo se la vostra prole sarà in grado di sostenere un nome impegnativo o improbabile? Chi vi dice che il vostro orgoglio e il vostro supporto saranno sufficienti a non trasformare la sua vita in un supplizio continuo?
Nessuno. Ecco chi.
I genitori più coraggiosi (o meno abili ad analizzare le nefaste ramificazioni delle proprie scelte), dunque, non esiteranno a chiamare i propri figli come borsette, personaggi di Game of Thrones (con la relativa sfilza di epiteti altisonanti – tipo BREAKER OF CHAINS e KHALEESI OF THE GREAT GRASS SEA), divinità celtiche, monarchi desueti, supereroi di nicchia e calciatori boriosi. In queste circostanze, penso sempre alla maestra che fa l’appello in una scuola, che ne so, di Olgiate Olona.
Carminati Falabella.
Cazzaniga Zlatan.
Colombo Ermengarda.
Fontana Odino.
Fumagalli Tyrion.
Sacchi Sherlock.
Ma vi pare il caso?
Ma che vi hanno fatto di male i vostri figli?
Il karma, comunque, ci sta mettendo una pezza.
I “bei nomi di una volta”, infatti, stanno tornando in auge.
Me l’ha detto Amore del Cuore, che è quello preciso della famiglia. Un minuto dopo aver appreso la lieta notizia dell’incombente paternità, infatti, è tornato a casa con un LIBRO DEI NOMI – che, almeno secondo il frontespizio, dovrebbe raccogliere TUTTI i possibili nomi assegnabili a un essere umano… in 150 pagine, scritte grosse – e una cernita (già fatta) basata su precise indicazioni statistiche.
Ebbene, Amore del Cuore si è sentito in dovere di consultare il sito dell’Istat per verificare il trend di popolarità, negli anni, dei nomi assegnati ai bambini italiani.
Tommaso. Sofia. Francesco.
Arcangeli ed evangelisti.
Roba solida, onesta, dignitosa.
Marco. Giovanni. Alice.
È come sottoscrivere un’assicurazione sulla normalità della prole. Che cosa può andare storto, se battezzi tuo figlio Matteo? Perché tentare la sorte, quando il mondo è già così incerto, ostile e preoccupante?
Noi, comunque, abbiamo risolto con un sano compromesso – o così ci pare: il nome plausibile, ma un po’ démodé. Fregandocene (con educazione) delle esasperanti opinioni altrui su quanto è bello questo nome e quanto è brutto quest’altro e non potete assolutamente chiamarlo così perché lo associo subito al ragazzino che mi menava come un tamburo ai giardinetti e non va bene neanche quell’altro perché se no poi a uno viene in mente [inserisci personaggio a caso della televisione degli anni Settanta] e vi PROIBIAMO di scegliere [nome assolutamente innocuo] perché fa rima con CLITORIDE – insomma, ignorando rispettosamente i consigli di familiari, amici e congiunti siamo riusciti a trovare una soluzione. E siamo contenti.
Sostenuto da illustrissimi predecessori e da quella che sospettiamo sarà una discreta mole, Minicuore dovrebbe riuscire a superare l’infanzia senza particolare disagio, preparandosi a un radioso futuro di serietà, successi sportivi, premi Nobel in svariate discipline, fidanzate colte, propensione alla lettura, undici decimi da entrambi gli occhi, salute di ferro e un ottimo senso dell’orientamento.
Per lungo tempo, in realtà, siamo stati in bilico tra NOME PRESCELTO e Leone. Poi mia suocera e la futura bisnonna, all’improvviso, hanno comprato una carretta di bavaglini con ricamato il NOME PRESCELTO e non ce la siamo sentita di tirarci indietro.
Se però, all’improvviso, si scoprisse che è una femmina, siamo prontissimi a mandare tutto all’aria.
Se fosse una femmina, infatti, la chiameremmo Minerva.
Ci mettiamo un secondo a trasferirci a Olgiate Olona. Costa meno di Milano, Minerva avrebbe un casino di amichetti super comprensivi e le scuole, mi hanno detto, sono ottime.
-21 Comments-
Oddio, ma vuoi lasciarci così in sospeso fino a Settembre?!?
Minicuore, anche per congiunti e parenti, è Minicuore. Sanno come si chiamerà, ma non voglio che il nome venga utilizzato anzitempo. Mi sembra strambo. Mi sembra quasi che porti sfiga, come se non dovesse succedere veramente. Cerchiamo dunque di portare pazienza – disse Tegamini mentre MADRE gridava il nome dell’erede ai quattro venti, su Facebook.
France’, d’accordo che già sappiamo che Minicuore sarà Imperatore ma accidenti, Drogon no eh! 😉
DROGON.
Muoio.
Ciao, vuoi giocare con noi?
Sì!
Come ti chiami?
DROGON.
…ah, no perché… la palla non è mia. Chiedo agli altri, perché mi sa che siamo già in troppi.
certo però che snobbare il nome di un velociraptor non è proprio da te 😛
Chi ti dice che Minicuore non si chiamerà ECHO?
😀
Ma… Minerva come la McGonagall? Ti prego dimmi di sì *_*
Anche.
😀
Per me, classe 1986, crescere con il nome strambo è stato bello e strano, in un turbinio di Valentina e Samantha.
E mi è andata bene, molto bene.
Madre voleva Dania, padre Ortica.
In classe con me alle elementari c’erano 3 Valentine e altre 2 Francesche. MADRE voleva chiamarmi Isotta e, forse forse, male non mi avrebbe fatto. Ma che ne sai come va a finire. 🙂
Appena aperto il post ho visto l’immagine e ho ricollegato alle Matrimoniadi.
Ho pensato, Lo sapevo! Minicuore non poteva che chiamarsi Dino, oppure Sauro 😀
Bene, detta la cavolata del giorno, tanti tanti cuori a voi da una lettrice silenziosa (magari da oggi non più)!
Da mamma di un Leone (nome del tris nonno paterno ebbene sì) avrei caldeggiato la scelta ma sono certa che anche l’alternativa sarà più che pregevole. Comunque anche noi abbiamo subito pressioni del tipo “lo prenderanno per i fondelli fino alla pensione etc” ma tirando le somme ci sembrava un nome molto bello e classico e scevro da ridicolo come invece altri potevano avere. Però presi da un rigurgito di coscienza abbiamo aggiunto il secondo nome Carlo per evitare che nostro figlio, pensando di avere genitori scellerati, passasse la maggiore età cercando di cambiarsi nome. Deciderà lui quale dei due usare da grande 🙂
(A proposito di Olgiate Olona: io sono originaria proprio di quelle parti e ti assicuro che si sta DA DIO laggiù!)
Il tuo Leone è azzeccatissimo, anche se METATRON… 🙂
Ma perché? Minicuore del Cuore non andava bene?
La scelta ormai l’avete fatta, ma vorrei dirti che una mia amica voleva chiamare il figlio Rio o Cosmo. Le è stato detto che poteva farlo solo se avesse avuto la certezza che il nascituro sarebbe stato molto bello o molto ricco. Si è così convinta ad abbracciare una scelta di rassicurante banalità.
O molto nobile. Anche se, in effetti, nobiltà e pecunia tendono a convivere.
🙂
Guarda che se mia figlia non fosse stata gia’ alle medie, io la chiamavo Blu eccome, tanto piu’ che e’ tal quale, una seducente giovane velociraptor che morde il freno, e anche la nostra relazione madre – figlia ricorda quella di Blu con Pratt, con tutto che sono decisamente meno gnocca. Per me e’ troppo tardi, ma tu procurati l’aggeggio che fa clic clic per poter ricondizionare Nome Prescelto prima che si metta nei guai. Magari basta una penna a scatto.
no ma infatti non lo dire il nome fino alla fine. così ti risparmi tutta una serie di commenti inutili e non richiesti della gggente.
Oddio con un cognome come il mio – Vladimirova – le medie sono state un incubo, quindi ho sempre fantasticato che se avessi avuto dei figli avrei dato loro i nomi più pallosi e neutri possibile. Che ne so, Marco. Anna.
A mio fratello, poro stello, è andata pure peggio e oltre al cognome i miei hanno deciso che – essendo nato e cresciuto in Italia – avesse sicuramente bisogno di ricordare le sue origini. Quindi un bel nome da campione di scacchi o da panslavista incazzato, che poi devi litigare col prete per il battesimo. La sua vita è migliorata solo quando è diventato abbastanza grande da picchiare i suoi compagni di scuola di Grottaferrata in provincia di Roma – posto dalla mentalità notoriamente super aperta, che fa invidia a San Francisco proprio.
Madre di Olivia a rapporto, convincere il padre é stata durissima, mia madre mi ha chiesto se ero sicura mentre mi portavano via per il cesareo. Non divulgate fino alla nascita che poi tempo per facce schifate (true story) ne avrete in abbondanza. Auguri!
Olivia è uno dei miei nomi preferiti da femmina! 🙂 MADRE, ovviamente, non ha esitato a fare dell’umorismo tirando fuori Braccio di Ferro. L’originalità.
Io mi chiamo Eugenia e dopo un’infanzia passata a chiedermi se fossi un animale in via d’estinzione, lo adoro.
E sono felicissima di avere un nome italianissimo, ma non comune, nonostante non sia proprio un nome “leggero”.
E poi sono certa che quasi nessuno – almeno a Milano fra la mia cerchia di amici- abbia un contatto con lo stesso nome in rubrica 😉