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Dicembre 2014

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Strano ma vero, anche su Tegamini ci sono delle tradizioni. A Natale, per dire, c’è il paccozzo dei regali per voi adorabili e partecipi lettori – STEI TIUND, che fra poco succederà – e la wishlist surreale. Quest’anno attingeremo dal multiforme e improbabilissimo catalogo di Goolp!, e-store nato due anni fa dai folli neuroni di Micòl e Luca e ormai pronto a conquistare il mondo. Visto che ho una casa nuova da riempire di aggeggi inutili – ma assolutamente indispensabili – e numerose fissazioni da assecondare, ho graziosamente accettato il Goolp-invito e sono pronta a devastare la vostra psiche con doni fantastici e poco plausibili, roba che – diciamolo con fierezza – nessuna renna di Babbo Natale avrebbe il coraggio di trasportare.
Per fare le cose con ordine – che ho ben sempre una laurea in economia -, procederemo per macro-categorie: Animalini – per forza -, Wannabe casalinga – per convincere MADRE che anche per me può esserci speranza – e Strumenti utili per folli invenzioni – per diventare più produttivi, svegli e arguti.
Bene.
Cominciamo, che fra un po’ c’è da mettersi a tavola per il cenone della Vigilia.

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ANIMALINI

La vita ci mette di fronte a scelte difficili. Roba funzionale. E roba a forma di animalino. Nel dubbio, scegliete gli animalini. Per la cose a forma di cosa c’è sempre tempo, ma un animalino è fugace ed elusivo, bisogna catturarlo finché si può. E vale anche per i designer. Hai materialmente la possibilità di fare qualcosa a forma di bestia? Non esitare. Donaci della gioia.

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I testoni selvatici di Bibib

Il tricheco è il mio preferito. Ma ci sono praticamente tutti gli animali mai trasportati da Noè sulla sua sgangherata arca. C’è l’alce, la pecora, il cavallo, l’ippopotamo, l’elefante, il rinoceronte… sono mille. Sono morbidi e pupazzosi. E non fanno paura come le bestie impagliate.

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Kit-Cat Clock

Per lo skate fluttuante e le Nike che si allacciano da sole c’è ancora da aspettare un po’. L’orologio più inquietante della storia, però, vi aiuterà ad ingannare l’attesa, ipnotizzandovi fino all’azzeramento delle vostre funzioni cerebrali.

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Bicchieri Mad Cow

Non bevo latte e del latte non me ne frega niente, ma le bottiglie del latte mi piacciono un casino. Questi qua sono dei bicchieri strani a forma di mini-bottiglia del latte, con una giocosa decorazione a base di encefalopatia spongiforme bovina.

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Piatti a forma di pesce

Sono uno squalo, un branzino, un tonno e una spigola. E vanno in lavastoviglie, visto che sono pesci. Si attendono con ansia i piatti piani a forma di sogliola. Che qualcuno ci pensi, presto!

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Bunny Light

Coniglini dal deretano luminescente. Ripeto, CONIGLINI DAL DERETANO LUMINESCENTE.

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WANNABE CASALINGA

Invece di sviluppare delle vere capacità, compratevi della roba in grado di creare l’illusione del talento e dell’abnegazione domestica. 

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Cavapirata

Ormai in grado di interpretare il capitano Jack Sparrow molto meglio di Johnny Depp, il prode Cavapirata saprà valorosamente assistervi nelle vostre sconclusionate maratone alcoliche. Stavo per dire ‘sticazzi, ma poi mi sono accorta che sulla spalla sinistra (sinistra per noi, destra per il Cavapirata… e che non mi si dica che manco di precisione) ha addirittura il pappagallo. Che qualcuno gridi ARRRRRRRRR!

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Ortino

Ora che ho il balcone, mi è venuta la scimmia delle piante. Voglio dei fiori, dei vegetali vivi, voglio del verde. Voglio questa roba perché la gente normale riesce a far crescere le zucchine su dei terrazzini di un metro per 50 che affacciano direttamente sulla circonvallazione. E perché io no, allora? PORTATEMI DEI SEMI. MADRE! Sradica un ramo dalla siepe di rosmarino che c’è in campagna e insegnami qualcosa di utile, per una volta! Voglio fare il MOITO con la mia menta! Menta al popolo!

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Alberini portaspezie

Per passare il sale a qualcuno con autentica fierezza.

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Unplastic tray

Pensavo che ci fossero solo le robe di ceramica che fanno finta di essere cartone, ma il mondo delle stoviglie-camaleonte è vasto e ancora tutto da esplorare.

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Soapmarine

Per ritrovare la dignità e smetterla di usare il dispenser del Carrefour come se fosse la nostra ultima speranza. Dispenser carini! Dispenser marini!

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STRUMENTI UTILI PER FOLLI INVENZIONI

Lasciatevi aiutare… da oggetti che, in realtà, non faranno che distrarvi. O farvi perdere dell’altro tempo. 

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Biancateiera

Qua è interessante, perché Biancaneve è iper accessoriata. Intanto, la testa è una tazza. Sotto c’è la teiera vera e propria, con il cestellino per cacciarci dentro i vostri intrugli – se siete del partito del tè autentico ma un po’ sbatti – o buttarci la bustina – se siete del partito “voglio un tè, subito!”. La calotta cranica col fiocchetto non so bene come interpretarla, ma immagino serva a non far raffreddare il vostro beverone. Nel cestino, invece, metteteci dei coniglietti del bosco. O il mastro-teieraio giapponese che s’è inventato tutto.

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Kit da disegno

L’ho sempre voluto, il burattino-modello. E vorrei anche capire quali sono le vere intenzioni di quei personaggi che, al museo, si siedono a disegnare davanti ai quadri. Senza mai guardarli, poi. Che cosa fate, amici? Che cosa cercate di ottenere? …serve un burattino?

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Portatile postale… postatile?

Sto cominciando a rivalutare le custodie strambe per i portatili. Sarà che l’altro giorno al lavoro non trovavo più il mio perché sono tutte uguali… sarà che questa è fatta di tyvek – non ho idea di cosa sia, ma mi fa venire in mente il PYKRETE… sarà che da piccola scrivevo centinaia di letterine ad astruse penpals che mi riempivano di adesivi di Lisa Frank… sarà, sarà l’aurora. Ma le magibuste porta-portatile mi piacciono – nonostante servano a qualcosa.

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Trimphone

Non scordatevi il reggiseno a punta, le perle e il mezzo tacco.

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Fill’er Up

Questo salvadanaio ha finalmente capito come funzionano gli esseri umani. Ci serve uno scopo, dobbiamo renderci conto che stiamo combinando qualcosa, ci vogliono dei punti di riferimento. Che senso ha gettare tonnellate di denaro dentro a un insondabile affare a forma di scrofa? Ma così, senza una vaga idea di quanto ce ne sia già dentro, di quello che potremmo farci, di quando sarebbe più sensato fare a pezzi la cavolo di scrofa? I soldi si mettono via per qualcosa. Per comprarsi delle seggiole. Per adottare un gatto e farlo vivere serenamente. Per una Falabella. Per cambiare gli occhiali. Visto che risparmiare non è gratificante – no, guarda, ti ringrazio ma non posso proprio venire. Sai, o la cena di stasera o le vacanze a luglio -, pigliatevi almeno un salvadanaio in grado di apprezzare i vostri sforzi.

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Molti evviva.
Spero che la strampalata Tegamini-selezione vi abbia ispirato a sufficienza… e coraggio, anche quest’anno riusciremo a uscire quasi indenni dalle festività. Buono shopping su Goolp!, intanto. E che gli animalini vi assistano!

Dunque. Fare foto mi piace moltissimo. Che io sia capace o che le mie foto siano belle, poi, è decisamente un altro paio di maniche. Ci provo, però. Ci metto dell’impegno e della sincera abnegazione. Mi cimento con sfide impossibili, tipo fotografare il mio gatto – che non solo è nero e imprevedibile, ma anche poco interessato a fare le scarpe al Grumpy Cat. Sono anche una di quelle persone orrende che al ristorante fa la foto alla roba da mangiare, nella speranza di potersene vantare su Instagram. Succede di rado… un po’ perché si finisce sempre nei peggiori bar di Caracas e un po’ perché, in effetti, sarò io che non so tirare fuori il lato #foodporn da una badilata di risotto con la salsiccia. I viaggi, grazie al cielo, restituiscono un minimo di dignità alle mie vacillanti capacità fotografiche, ma mica posso andare tutte le settimane a tirarmi su il morale nella Monument Valley. La verità è che le foto avrei bisogno di farle superbelle sempre. Ma diciamolo come lo direbbe la mia professoressa di filosofia del liceo… che così è un po’ povera: è nel dirompente potenziale di meraviglia celato dalla più banale delle quotidianità che si annida l’autentico splendore del mondo.
Perbacco.
Nella speranza di poter imparare qualcosa di estremamente utile per la mia vita di giovane donna curiosa e di buffa blogger disorganizzata, dunque, ho risposto con un roboante YES WE CAN a un imprevedibile e graditissimo invito. Ciao Tegamini, siamo la Canon. Vorremmo gridare al mondo che con la nostra nuova Powershot G7X si possono fare delle foto belle belle in modo assurdo, ma senza essere Annie Leibovitz. Anzi, non solo le puoi fare, ma riuscirai anche a bullartene in tutta comodità. Perché nella G7X ci abbiamo messo dentro degli aggeggi Wi-Fi megamagici che ti spediscono le foto dove ti pare. Insomma, le potrai condividere in tutta la loro fantasticità sui miliardi di social che infesti con la tua inopportuna e sbilenchissima presenza. Per cominciare, vorremmo portarti al concerto di Elisa, all’Alcatraz. Ci sono anche Camilla di Zeldawasawriter, Ipathia di Malapuella e Arianna di The Royal Taster. Vieni, che ci manca il pagliaccio.
Ma Canon, io di Elisa so solo luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia tèèèèèèrra.
Fa niente. Lo sapevamo già che sei una bestia.

Sostenuta dal paziente tutoring delle madamigelle Canon, ci siamo messe dove meglio si poteva (altezza mixer, panico…) e abbiamo dato inizio al folle esperimento. Devo dire che, nonostante il pessimismo iniziale, di Elisa mi ricordavo circa seimila canzoni. E che lei non solo è bravissima e adorabile, ma anche immune ad ogni genere di fatica e dolore articolare. Ha cantato per circa due ere geologiche. E suonava a intermittenza strumenti musicali a caso. Tieni, Elisa, adesso facciamo un po’ di chitarra. Bene, bene, molto brava. E il pianoforte? S’offende se non suoni un po’ anche lui. E via così. Ad un certo punto ha fatto una striscia di canzoni in modalità referendum: la gente si era portata dei cartelli e le canzoni più cartellate vincevano una magistrale esecuzione live. Ma così, in pace. I dipendenti pubblici di tutto il mondo dovrebbero farsi quattro chiacchiere con Elisa. Serena, contenta, sorridente. Guardarla e ascoltarla è stato una felicità, nonostante il mal di schiena che mi ha assalita verso il finale. Elisa zero, neanche una piega. Spaccava i bicchieri con trilli supersonici. Che qualcuno le doni un vaso pieno di fate.
E le foto? Ne ho scelte dieci. E se ce l’ho quasi fatta io, vuol dire che la G7X è una specie di miracolino.

Ciao, noi eravamo qui. Più o meno all’altezza dell’orbita di Giove.
Vai Milano, gridiamo ZOOM tutti insieme!
C’era una selva oscurissima di smartphone. C’era anche una signora che ha chiamato chissà chi (in rubrica ce l’aveva sotto POLLO) e gli ha telefonato l’intero concerto. Io, ogni tanto, sbirciavo che cosa facevano gli altri. Insomma, esercitarsi con la messa a fuoco è importante.
Elisa, danzatrice balinese.
Quando ho capito che il tizio di due metri e dieci che avevo davanti non si sarebbe dissolto nel nulla, ho cercato comunque di tirarci fuori qualcosa di buono. Anche se era uno zarro.
Elisa feat Vincenzo Montella.
I satelliti di Giove.
Elisa, le coriste e Matteo Renzi.
La pubblicità dello Jägermeister (nuova era: “Non siamo una bevanda per vecchi! Smettetela di percepirci così, maledetti consumatori! Giovani, amateci!”
Elisa feat Statua della Libertà.

 

Dite quel che vi pare, ma sono fierissima. FIERISSIMA. Io e la bestiolina G7X diventeremo grandi amiche. Anzi, intraprenderemo un proficuo percorso di reciproca conoscenza che ci porterà, senza ombra di dubbio, alla conquista delle galassie. Le comprerò anche una di quelle custodie tutte carine che vendono nei negozi da hipster. Simil-tartan, magari. In attesa di rivoluzionare il mondo, però, l’ho messa a nanna. Insieme a un sacco di nuovi ricordi (belli nitidi, stavolta). Grazie, Canon!

P.S. Camilla di Zeldawasawriter è ALTISSIMA.

 

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Una cosa buona dell’essere abitudinari è la faccenda delle economie di apprendimento. Prendi bene le misure, sai già come si fanno le cose, trovi tutto quello che ti serve e veleggi felice nel tuo stagnetto, come una grassa papera contenta. Ci vuole un po’ di tempo, ma una volta che impari sei potenzialmente a posto per l’eternità. Anzi, diventi così efficiente che riesci quasi ad allungare le giornate… e senza Flusso Canalizzatore. Non è proprio che crei delle mezz’ore dal nulla, è più un effetto di ottimizzazione perfetta di risorse scarsissime. Tipo deframmentazione del disco fisso. Magiche finestre che si spalancano tra l’acqua che deve bollire, il libro che vuoi finire di leggere e il gioioso limbo che precede l’arrivo – direttamente sul tuo zerbino – di una quantità francamente imbarazzante di uramaki Tiger Roll. Sono quelli col pesce arrotolato attorno, grossi come dei pulcini. Io riesco a malapena a masticarli, ma sono meravigliosi. Ecco, negli interstizi tra la lavatrice da svuotare, i giochi di prestigio da fare in ufficio e il treno da prendere, sono sempre riuscita a far prosperare parecchi progetti collaterali – Un blog! Disegni! Traduzioni spassose! Capelli da far crescere! – e attività immensamente utili – pagare le bollette dal tabacchino, far divertire il gatto, lavare le tende, spinzettare le sopracciglia, sposare qualcuno.
E quindi?
E quindi è un disastro. Perché un sistema del genere funziona solo se non ti viene mai voglia di cambiare niente. Se non ti accorgi, all’improvviso, che vivi da due anni in una casa da campioni galattici di Tetris.
Francesca, ti ho preso questa bella copertina piena di pon-pon. E ho anche questa teglia qua di panzerotti, che ve li mangiate domenica a pranzo. Tò, la teglia te la metto qua nella borsa frigo… ma la mattonella riportamela, che non ne ho più.
MADRE, ti ringrazio, ma il mio freezer è grosso come un scatola da scarpe. Quella teglia lì non ci entra. E la coperta è meglio se la tieni qua a casa te, che nell’armadio non mi ci sta. Non vedo l’ora che la scienza trovi il modo di liofilizzare i maglioni, così caccio tutto nello sportellino in alto della credenza, che c’è ancora del volume vacante che potremmo sfruttare. Per le mattonelle, invece, non accetterò nessun genere di insinuazione. Io non te le ho prese, le diamine di mattonelle gelate.
Insomma, si può tirare avanti col sistema del supereroe abitudinario se si decide che, in fondo, ci possiamo anche adattare a circostanze che non troviamo ideali. Pazienza, non è proprio tutta questa meraviglia, ma ce lo faremo andar bene. Eh, che sarà mai, si può sopravvivere anche senza un balcone. Non è mica mai morto nessuno, prendendo una capocciata nella putrella del soppalco. Insomma, in ufficio sono sempre lì ed è da qualche secolo che non imparo più niente. Ma sono comunque molto fortunata… cioè, vuoi mettere? Di questi tempi.
Di questi tempi, francamente, c’è anche da rompersi un po’ i coglioni.
C’è anche da pensare che il tempo che ti ritagli per cercare di ricordarti che sei un mammifero curioso, è tempo che passa comunque. E passa mentre rimani nello stesso posto. E sai che non funziona. E ti arrabbi un casino perché – a parte essere contenta nei tuoi angolini – non riesci a farci niente. E’ più economico, sul breve periodo, tenere insieme la struttura. Dipende anche un po’ dal vostro stile. C’è chi si raggomitola – che uno si stanca, a furia di imbestialirsi – e chi annoda lenzuola – sempre tra una lavastoviglie e tre giorni di mail arretrate da leggere. Io ho scoperto di essere una paziente annodatrice di lenzuola. E, finalmente, ho un milione di abitudini da ricostruire. Ho un lavoro nuovo. Ho una casa nuova. Sono sopravvissuta a un trasloco, a uno shock culturale di ragguardevoli proporzioni e a svariate missioni a bordo di un’auto Enjoy. Sappiamo a malapena dove sta il supermercato, gli universitari dell’altro appartamento ci dicono BUONASERA e stiamo scroccando Internet da un wi-fi aperto. Per campare m’è toccato imparare a calcolare l’Engagement Rate, la libreria ci arriva fra un mese, non abbiamo ancora trovato un bar che fa i cocktail a 4 euro, ho il terrore che il portinaio ci prenda in antipatia, devo ancora fare amicizia con tutti, c’è quello di sopra che suona il piano fino alle 2 del mattino e non sappiamo se Ottone imparerà mai a usare la gattaiola… ma abbiamo fatto un passettino in più.
Ci sono disorientanti novità da gestire e milioni di detriti da chiudere in cantina.
Siamo stanchi morti. E sbatto la testa negli sportelli perché appaiono in posti assolutamente inaspettati.
Ci servono delle sedie. Ma è un mese che non vedo una stazione ferroviaria. E in ufficio sono ammessi i cuccioli di cane.
La verità, se proprio vogliamo sintetizzare, è che è tutto un gran casino.
E ci voleva.