1020 di questi Lumia
Non sono scivolata in un mesto coma, ve lo giuro. E non mi sono nemmeno iscritta a uno di quei corsi di yoga per la gente che si vuole male. Lo yoga ha più propaggini dell’Hydra, e adesso c’è un nuovo tentacolo super trendy… me ne ha parlato un giovane scrittore al Bar Picchio, mentre ci levavano la sedia da sotto il deretano. Lui pesa circa 42 chili e, incomprensibilmente, va a farsi del male a questa roba sadica da matti. In pratica ti chiudono dentro a una sauna con altre trenta persone e devi stare lì per un’ora e mezza con una cinese cattivissima che ti grida dietro e ti fa contorcere in tutti i modi possibili e ti insulta finché non tiri il muscolo che vuole lei. È orribile, umiliante e si puzza parecchio, ma costa poco. 50 euro un mese, mi ha detto. E puoi andare tutte le volte che ti pare. Non si sa perché, ma è pieno così di gente. Quella sauna lì dev’essere il posto con la più alta concentrazione di collassi della Lombardia. Un attimo dopo aver scoperto l’orribile disciplina sportiva dello yoga-iperbarico, è passato uno e mi ha cacciato in mano un foglietto fotocopiato con su scritto HAI VINTO UN LIMONE. Quindi, insomma, la vita continua ad essere interessante, solo che non ho avuto tanto tempo. Devo consegnare una traduzione e me ne mancano perennemente 36 pagine. Un fenomeno inspiegabile, un libro a forma di TAPIRULAN, la scala mobile delle avventure fiabesche, il primo romanzo che funziona come la ruotina del criceto. Ma ce la sto facendo. La settimana scorsa ho perso un sacco di tempo perché ho messo il naso fuori di casa e mi sono ricordata all’improvviso di quant’è bello il mondo. Un MOITO, per l’amor del cielo! E poi una persona deve pur dormire, lavarsi i capelli, guardare il Trono di Spade, piegare i calzini, ritirare le partecipazioni per le Matrimoniadi. Sono bellissime, per la cronaca. Molto più belle di quelle di Kim Kardashian, l’unica celebrity ad avere il sedere più grande del mio. Io non so se le facciano i complimenti per prenderla in giro o perché pensano che quel sedere lì abbia senso. Non mi agito mica perché è un culone, figuriamoci. Mi inquieto perché non sembra il suo, sembra un sedere precipitato da chissà dove.
Ma non importa.
Non so perché l’ho presa così larga. In realtà volevo raccontare una roba ancora più strana che è successa: la Microsoft mi ha regalato un telefono e un casino di altri aggeggi. A me, che compro il tonno solo se è in offerta. E niente, adesso ho un Lumia 1020 col sistema operativo Windows invece di un iPhone 4S con iOS.
Cioè, un telefono, mi hanno regalato.
Ma vi faccio il case-study, che se qualche altro brand avesse voglia di impararci qualcosa si starebbe tutti meglio, indipendentemente dal numero di applicazioni che Dio ha deciso di smerciare sullo store Microsoft.
Niente.
Qualche settimana fa è accaduto qualcosa di inaudito: mi è venuta l’influenza. MADRE era molto delusa: noi non ci ammaliamo, ammalarsi non è un’opzione praticabile. Anzi, ammalarsi è vietatissimo. Se ti ammali è perché hai commesso qualche grave negligenza… e quindi non solo devi tollerare il malessere che t’invade, ma devi anche trascinarti per casa in preda al senso di colpa. Devi espiare la tua stupidità. Nessuno è mai riuscito a stabilire una vera relazione causa/effetto tra i comportamenti a rischio proposti da MADRE – non ti sei messa la canottiera! – e l’effettivo insorgere di una qualsiasi infermità – MADRE, siamo ad agosto, non posso mettermi la canottiera. Non ci si ammala in agosto per colpa della canottiera, lasciami rantolare in pace -, ma poco importa. Quel che volevo dire è che mi è venuta la febbre ed ero convinta di essere in punto di morte. Quando non t’ammali mai è così che funziona: 37.5° e provi l’irresistibile bisogno di fare testamento. Ecco, ero lì a letto e pensavo a moltissime cose. Alla mia esistenza nel suo complesso, a come sarei stata ricordata, a chi avrebbe spazzolato Ottone von Accidenti dopo la mia dipartita, alle difficoltà che avrei dovuto affrontare nei giorni a venire (se mai fossi sopravvissuta). E tra questi problemi del mio ipotetico e improbabile futuro c’era indiscutibilmente il telefono. L’amatissimo iPhone 4S in scadenza di contratto-Tre. Un oggetto indispensabile e prezioso, ma ormai quasi del tutto caduto in disgrazia. Un telefono con un Oro Saiwa al posto della batteria.
Prostrata dall’infermità e dal dubbio – ma gli iPhone nuovi quando escono? Cambio operatore? Ho bisogno di più memoria, ho bisogno di un casino di cose… e ho comunque il potere d’acquisto di un castoro di fiume -, ho dunque deciso di esternare il mio dolore su Twitter. Perché Twitter serve un po’ anche a quello, a lamentarsi come volpi prigioniere della tagioliola nella speranza che qualcuno, chissà poi dove, offra un suggerimento di splendente genialità o si immedesimi nel tuo dramma, decidendo di condividere le proprie esperienze personali con te, così capisci non stai patendo in solitaria. Non risolve niente, ma fa morale.
Comunque, ecco che cosa ho scritto io. La regina delle piattole.
orbene. il 29 aprile mi scade il contratto TRE. e il mio iPhone 4S è ormai uno schiacciapatate. non so cosa fare. e ho finito gli Zerinol.
— Tegamini (@francescapeach) 9 Aprile 2014
Mezz’ora dopo è successa una cosa di questo genere:
Ciao Tegamini,
vieni a trovarci che ti facciamo vedere i nostri Zerinol.
Con affetto, Microsoft
:O
Ma davvero?
A me?
…e come diamine ci arrivo a Peschiera Borromeo?
Lo so che vi sembrerà ridicolo, ma dopo due anni che abito a Milano ho scoperto il Passante Ferroviario. Il Passante è una cosa che c’è anche a Repubblica, dietro casa mia. È tetro e gelido, ma credo abbia una sua nobile funzionalità. E costa due euro e novanta, tipo, se vuoi andare fino a Segrate. E chi lo sapeva. Non avendo idea della collocazione geografica di niente, sono stata un quarto d’ora a studiare il pavimento della stazione. Hanno appiccicato in terra questa enorme mappa delle linee del passante, così te capisci come si chiama il tuo treno. Treviglio. Che ne so dov’è Treviglio? Devo prendere quello che va verso di lì? Guardi in terra e lo scopri. A guardare in terra c’eravamo io, Hodor, Kronk delle Follie dell’Imperatore e Caio, figlio di Sir Ettore. Ho anche scoperto che a Repubblica ci sono dei mosaici sotterranei di rara assurdità. Cosa può esserci di più triste di un cavallo alato (senza il quarto posteriore) che vola sottoterra?
Per non sentirsi da meno, anche la diroccata stazione di Segrate ha deciso di partecipare al festival Muroallegro. Con un gatto nero.
Niente, a Segrate mi sono addirittura venuti a prendere. E c’era il sole. Un evento senza precedenti, a Segrate io ho visto solo dei nebbioni a quattro dimensioni. La Microsoft è in un palazzo molto amichevole. All’uscita del parcheggio, davanti alla porticina per salire negli uffici, c’è un soldatone di Halo alto due metri. E tutti lavorano in questi ambienti grandi grandi e silenziosi, con le salette, un sacco di luce, degli angolini imbottitini che sembrano dei piccoli accampamenti/parco-giochi. È un posto geometrico, con le merendine gratis. E sono buoni anche i tortellini della mensa. Hanno dentro la palestra, uno studio di registrazione che ti ubbidisce quando gli parli (HAL, sposta la luce numero quattro!) e dei vassoietti carica-telefono, che te ci appoggi su il telefono e lui si carica. La risposta definitiva ai gatti che ti masticano i fili. Andavo in giro, mi spiegavano le cose, facevo ciao con la mano a tutti e continuavo a pensare “ma guarda che luogo civilizzato”.
Comunque. Mi hanno dato questa sportina piena di Nokiate fantasmagoriche – tra cui il carichino portatile a forma di Tampax (quelli nella scatola verde, per il flusso abbondante) e un accessorio che somiglia a un beluga che ti trasforma il telefono in una macchina fotografica a forma di a macchina fotografica regolamentare – e abbiamo fatto il corso accelerato di Windows Phone. E come si personalizza, e che ci puoi mettere su, e come si usano i bottoni (là fuori ci sono telefoni con più di un bottone!) e, per passarmi le applicazioni, tutti zuccavano il loro telefono contro al mio. “Tocca e condividi”, si chiama. Vuoi una roba? Tié, una zuccatina e si trasferisce tutto quanto da DEVAIS a DEVAIS. Perbacco.
Non posso negarlo, all’inizio ero abbastanza terrorizzata. E, dopo alcune settimane di collaudo, attraverso ancora momenti di assoluto disorientamento. Ma poi ti siedi lì e sforni dei pensierini. Io per che lo uso il telefono, alla fin fine? A me piace fare le foto, spippiolare con le socialrobe, comunicare – verbalmente e per iscritto – con i miei cari e trovare il modo di arrivare da lì a là senza precipitare in un crepaccio. Cioè, non devo mica estrarre il DNA dei velociraptor dall’ambra fossile. È vero, l’app store di Windows è ancora un deserto nucleare, ma per le elementari esigenze della mia quotidianità ci si arrangia più che bene. Ovvio, se ci fosse un po’ più di scelta non mi metterei di certo a protestare, ma non mi sento particolarmente menomata. Avevo tremila aggeggini che non usavo mai, un casino inenarrabile di ciafferi e pataccate, e levarmi tutto quanto dai piedi è stato quasi terapeutico. E poi è carino potersi sistemare la schermata iniziale. Ho un quadratino per Amore del Cuore, uno gigante per le mappe – te le puoi anche vedere offline -, un quadratino per tutti i posticini social che infesto, lì vicino a foto improbabili del gatto Ottone che girano a rullo nella loro finestrella. E chi mi ammazza. Schermo grande, 41 megapixel di macchina fotografica (perché scegliere la modestia, quando si possono cacciare 41 megapixel in un telefono?), e non dovrò mai più accendere un cero mentre guardo iTunes che cerca di avviarsi. Alle 11 del mattino, poi, ho addirittura la batteria carica al 95%. Sono andata in giro una giornata intera, a Firenze, ed ero quasi più stupita per la tenuta della batteria che per la perfezione assoluta del Tondo Doni. Emozioni ormai dimenticate.
Sono ancora imballata come una foca, ma i neurotrasmettitori stanno cominciando ad adattarsi. Non sono una vecchia signora abitudinaria, posso farcela! Un dono da principessa, ho ricevuto, ma molto più utile di un uovo di Fabergé. E proprio al momento giusto. Ci fotografo ogni pietra della Death Valley. Ci fotografo ogni bistecca che Amore del Cuore divorerà in viaggio di nozze. E potrei osare l’impossibile: ICONCINE ROSA. TUTTE ROSA. Insomma, molto bravi, amici Microsoft. Ascoltare – e rispondere in maniera anche solo vagamente saggia – è importante… e lo stanno imparando più o meno tutti i brand. Le reazioni da mecenate rinascimentale – con tanto di corso accelerato -, però, sono rare come il passaggio delle comete.
Ecco, ho sentito il bisogno di inserire una tenera bestiola della gratitudine.
E tutto non potrà che essere bellissimo, se mai mi ricorderò di disdire il contratto con la Tre.
Voi ditemelo, ogni tanto. Come coi ghiaccetti da mettere in freezer. Tegamini, manda la raccomandata. Scrivi la letterina di disdetta – in aramaico, come la vogliono loro – e vai in posta. Corri, che poi ti trovi mesi di scemenze da pagare senza motivo e, per espiare la tua stessa stupidità, sentirai il bisogno di andare a fare yoga dentro a una sauna. Vai Tegamini, piglia il Lumia e usalo come skateboard volante. Che è un Nokia, alla fin fine. I Nokia sono coriacei, ci puoi anche piantare i chiodi.
-9 Comments-
“Comunque. Mi hanno dato questa sportina piena di Nokiate fantasmagoriche”
Qui ti ho odiata
“tra cui il carichino portatile a forma di Tampax (quelli nella scatola verde, per il flusso abbondante) e un accessorio che somiglia a un beluga che ti trasforma il telefono in una macchina fotografica a forma di a macchina fotografica regolamentare”
Qui ho riso così tanto (in bus) che ho smesso di odiarti.
Il Tampax non l’ho ancora usato, pensa! NON HO AVUTO BISOGNO DI UN CARICABATTERIA PORTATILE. E’ un prodigio!
Ma il contratto con la Tre non è già scaduto?! Sul tuo tweet hai scritto 29 aprile!
Esatto. Sono una cogliona. Dovrei aver già abbondantemente disdetto.
Io ho comprato a settembre il 920 in sostituzione al mio Samsung patacca. Ed è ancora amore!
Ma anche a te ogni tanto si blocca, tipo quando lo stai caricando in notturna? Che a me è capitato un paio di volte ed è un po’ l’unico problema che è venuto fuori, alla fin fine 🙂
il mio misero 520 di problemi in realtà ne ha un paio: a volte si blocca, a volte si impallano le app (e ne ho tipo tre – i social cosi, whatsapp e il malefico 2084 che non finirò mai) e mi tocca spegnerlo, a volte si spegne e si riaccende direttamente… ma soprattutto: perché se levo la batteria e la rimetto l’ora e la data automatiche sono tipo il 2 luglio 2010 alle 2 di notte?
Però magari è solo perché è fratellino minore dei prodigi, o perché io sono molto sfigata quando ho a che fare con la telefonia mobile.
ciao io sono di Treviglio ed è esattamente lì in mezzo alla pianura quindi tutti i tipi di treno ci passano infatti io non ho mai comprato la macchina. Bici e treno e sei a posto. E per la notte a Milano baro e predno la macchina di qualcun altro
TREVIGLIO!
Vivi in un luogo che, per un breve istante, mi ha profondamente disorientata.
🙂