Scalze ma ricche: come smettere di comprare scarpe inutili
Dopo aver quasi comprato un paio di zatteroni di velluto rosso tempestati di punzoni bronzei e resi definitivamente SOBRI da un gigantesco e poffoso fiocco frontale, ho capito che serviva un intervento a monte.
Smettiamola di vagare per strada rimbalzando a destra e a sinistra come fenicotteri sbatacchiati dall’entusiasmo. L’entusiasmo è fuori luogo, e anche l’acquisto di abbigliamento e accessori che superano il mirabolante prezzo di 18 euro e 90.
Comunque, comunque. Gli zatteroni rossi, si diceva. Adorabili, pure con cinturino alla caviglia. Cento euro, prezzo già scontato. Un affare, pensi te mentre una turista giapponese vestita da gatto di peluche ti fa le foto ai piedi perché manco lei ha mai visto gente così energicamente impegnata a dar fuoco al buonsenso. Ti dai un’altra specchiata, ma poi ti accorgi che la giapponese è uscita dal negozio e che, con piglio autorevole, sta agitando un ombrello in direzione di una comitiva di amici asiatici che, chiaramente, non vedono l’ora di unirsi alla sessione di scherno fotografico già in parte perpetrata ai tuoi danni.
Ecco.
Gli zatteroni non li ho comprati, va bene, ma queste situazioni qua devono scomparire.
Non si fa.
Migliorare e trattenersi, adeguarsi alla mestizia generale, questi devono diventare i nuovi imperativi.
Insomma, bisogna intervenire prima. Bisogna riuscire a sventare queste assurdità con anticipo e lungimiranza, mica arrivare fin dentro al negozio e ordinare all’antipatica commessa col taglio di capelli asimmetrico di portarti il 39. E da lì è un attimo.
Ma cerchiamo di uscirne.
Mi sento in dovere, in questi mesi di rigore e pezzentaggine, di condividere col mondo i miei GENIALI stratagemmi per evitare di far scrivere a Elio un altro ritornello sul genere di “SCARPEEEEEEEE DI MEEEEERDAAA CHE COSTANO MILIOOOOOONI ALL’UUUUUUOMOOOOOO!”, soprattutto perché a me l’uomo non le compra, le scarpe. Se avete uno che ve le piglia, ignoratemi del tutto. Per le altre, invece, c’è tutto un prontuario per rispondere alla self-helpistica domanda:
Cielo, come acquistare meno calzature inutili e inopportune e riuscire così a risparmiare danari? (Magari reinvestibili in proteine nobili, che mangiare la carne una volta al mese magari è un po’ poco?)
Ecco.
Così, bisogna fare.
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Uscite coi calzini bucati
Avete deciso di andare a fare due passi, magari in qualche via funestata da vetrine che di solito vi garbano? Benissimo. Dirigetevi con risolutezza al cassetto delle calze e frugateci dentro. In fondo, sotto a tutto il resto, troverete i calzini che non sono proprio proprio da buttare ma che non sono nemmeno più decorosi e che, soprattutto, vostra madre non vi ha mai insegnato a rammendare. Quelli con la pericolosa rarefazione frontale del tessuto, magari in corrispondenza del pollicione. Certi poi hanno la rarefazione da entrambi i lati, che quando vi siete accorti che vi si stavano bucando sull’alluce avete fatto cambio di piede.
Ecco.
Metteteveli e partite.
Consapevoli di avere ai piedi delle calze vergognose, non vi arrischierete a entrare a provare scarpe da nessuna parte.
Capiamo i saldi, perdiana
Mettiamo che ci sono i saldi e vi comprate un paio di scarpe che non vi servono – e non vi stanno nemmeno troppo comode – a 70 euro. Prima costavano 100, tipo. La donna media telefonerà a tutte le sue amiche gridando: “Cioè, non puoi capire, 70 euro! Me le hanno regalate! Che facevo, le lasciavo lì? No, in realtà avevo bisogno degli stivali, ma erano troppo carine, vacci pure te a vedere, che qualcosa magari è rimasto!”
Bene.
Non è che se compri un paio di scarpe che non ti servono a 70 euro invece che 100 ne hai risparmiati 30. Ne hai semplicemente spesi 70. E 70 è un numero maggiore di 0. Teniamoci per mano e recitiamo: ZERO = BUONSENSO. COI 70 CI COMPRIAMO GLI STIVALI CHE CI SERVONO. E ANCHE IL FILETTO DA FARE COL PEPE VERDE.
Detestate tutto
Non è difficile. Se non siete proprio super predisposte ci vorrà un po’ d’allenamento, ma si può fare. Non vorrei generalizzare, ma quando vado in giro contenta è più probabile che mi venga anche voglia di provarmi delle cose o di affezionarmi a merci di vario genere. Se invece sono incazzata è bellissimo: mi fa schifo tutto, odio la gente e voglio solo tornare a casa a farmi dei gin tonic.
Fantastico.
Siete a spasso e sentite che la serenità sta per avere la meglio su di voi? Si fa presto a farvi passare la voglia di stare al mondo. Per dire, andate vicino a un McDonald’s – o a qualche altra democratica mangiatoia del centro cittadino – e state un cinque minuti a osservare quant’è sconfortante la fauna adolescente che ci pascola davanti. Oppure entrate da Foot Locker e fatevi salutare a morte da tutti e centodieci i commessi iperattivi. O toccate un qualsiasi capo/accessorio di Stradivarius: l’orrida plasticoneria del sintetico spazzerà via ogni romanticismo da shopping. E mi raccomando, in giro solo al sabato pomeriggio e nelle vie più affollate: alla quarta sporta altrui che vi arriva sulle caviglie vorrete solo sedervi in terra e piangere, altroché fare le Pretty Woman col facchino che vi trasporta i sacchetti.
Fingetevi fan del vintage (vostro)
Non c’è bisogno di andarsi a impegolare alla fiera di Belgioioso o in qualche luttuoso sottoscala pieno di polvere, acari e spalline imbottite per sfruttare a pieno le potenzialità dell’amato VINTAGE. Chi l’ha detto che per essere VINTAGE una cosa deve avere almeno la vostra età? Voi siete le migliori e più affidabili produttrici di ciarpame VINTAGE che il mondo abbia mai visto! Fate come me, dimenticate nella casa della vostra infanzia un paio di stivali col tacco smangiato. Lasciateli alla mercé di vostra MADRE e disinteressatevene del tutto, come si fa con la roba che ormai hai capito che non ti metterai mai più nella vita. Ecco. Un anno dopo (meglio abbondare coi tempi, in questo caso), scoprirete che vostra MADRE ha fatto risuolare i vostri derelitti stivali e che, con una bella lucidata, continuano a fare la loro discreta figura. Complimenti, dunque! Avete attinto alla vostra personalissima riserva di accessori VINTAGE! E ora andate, ancheggiate per il mondo con le vostre scarpe vecchie, perché non sono più vecchie e rattoppate, sono VINTAGE-chic!
Smettetela di pensare che gli accessori consolino
Vale per le borse, vale per le scarpe. C’è quest’idea che l’accessorio sia democratico. Siete pallide, senza tette e per quanto vi sforziate sembrate sempre vestite come dei giovani seminaristi? Siete panzone e tutti i pantaloni vi fanno somigliare a dei muffin ambulanti? Braccia flaccide? Ginocchia a X? Spalle spioventi? …gobba, magari?
Ecco.
Tutte hanno problemi di abbigliamento. A me, nella vita, saranno stati davvero bene al massimo tre pantaloni. Questi inconvenienti non possono capitare con gli accessori. Toh, magari trovate uno stivale che vi soffoca il polpaccio, ma, a meno di un eccessivo accanimento di Madre Natura, in genere scarpe e borse fanno morale. Perché potete amare una scarpa o una borsa senza temere di essere respinte per ingiuste motivazioni legate alla morfologia della vostra sfortunata carcassa. Una borsa non può starvi male. Anzi, è addirittura meglio: una borsa lo decidete voi se vi va a genio o no. Non è l’indumento che vi rifiuta, siete voi che avete il potere assoluto! …MWAH HAH HAH! Vattene borsa, io ti ripudio, non sei degna del sublime incavo del mio braccio! Con le scarpe è un po’ più complicato… perché possono essere scomode. Di solito capita con i tacchi. Ma se anche sono più delle tenaglie che delle calzature, ci ostineremo a negare l’evidenza. Anche a tanto così dall’amputazione degli arti inferiori, continueremo a credere che sono troppo carine per essere scomode sul serio.
Insomma.
Tutte balle.
Panzane.
E grasse cretinate.
Non sono le scarpe e le borse che fanno autostima. Quella roba lì appartiene al regno del “ti piace vincere facile”. Quello che davvero dovrebbe ispirarci ad eccellere è ben altro: sono i pantaloni che non ci vanno bene da almeno un lustro. E se non ce ne frega delle nostre ciccette tremolanti, sono tutte le cose che teniamo lì in attesa di raccogliere il coraggio di mettercele.
Buttatela sulla pop-letteratura
Andate a spasso per strada con uno di fianco che vi legge tutti i pezzi di Fight Club che denunciano la grettezza della nostra società dei consumi. Quelli tipo “non sei la tua lampada Boja, non sei la tua camicia principe di Galles, non sei il tuo gigantesco SUV…”. A Palahniuk accompagnerei quel celeberrimo brano di Trainspotting, quello di “scegli un bel televisore grosso, scegli un lavoro, scegli i mobili della cucina BLA BLA BLA, scegli la vita”. Il tizio vi dovrà leggere questa roba senza mai stancarsi. Se vacillate e riuscite comunque ad acquistare qualcosa d’inutilissimo, fatevi rompere il naso con un pugno e poi correte a drogarvi.
Prefiggetevi qualche inverosimile obiettivo utopistico e sostitutivo
Calzature che non vi servono e che vi spaccano pure i metatarsi. Scarpe letali ma così gradevoli alla vista. Scarpe schifose del mercato, che vi si demoliranno in sei giorni ma che comprate lo stesso perché tanto costano 10 euro. Quel che vi serve, tanto per assestare la mazzata finale a ogni genere di desiderio, è un bell’obiettivo irraggiungibile e alternativo sul quale riversare ogni vostra ambizione. Basta con queste baggianate, devo impegnarmi a fondo per riuscire a regalarmi l’inestimabile (e meritatissimo) articolo BAUBAU entro la data QUAQUA. Mi raccomando, scegliete una cosa che, razionalmente, vi sembra quasi immorale. Per dire, questa è la mia chimera numero uno:
Sacca in vitello lucido con lavorazione Matelassé. Maniglia treccia. Finitura in ottone lucido. Tracolla rimovibile. Chiusura con pattina lock Miu Miu. Pendaglio portachiavi per lock. Tasca interna con zip. Logo esterno lettering in metallo. Fodera in raso cotone. Tonalità MUGHETTO.
Bene. Questa sublime meraviglia costa 1.290 EURO.
E’ una sublime meraviglia, ma pagarla 1.290€ è immorale. No? Però, c’è un però. 1.290€ è un’assurdità, ma non è incredibilmente fuori da ogni grazia del cielo come, boh, una Kelly in struzzo lilla di Hermés. Ce la vedete quasi dentro, un po’ come il mutuo. Quindi, da donne giudiziose e organizzate quali siete, prenderete un porcellino, c’incollerete sopra la foto dell’immorale ma mirabile Miu Miu e comincerete a gettarci dentro delle volgari monete da due euro. E ci crederete, perché da piccole vi hanno fatto vedere Cenerentola e vi dicevano anche che i bimbi vi corcavano di legnate per esprimervi solo stima e affetto. E vi sentirete sagge e responsabili, mentre scagliate pezzi di rame nel vostro PorcelMiu. Sarà un progetto didattico, nobile e pieno di lungimiranza. E soprattutto, sarà rassicurante, appagherà ogni vostro intrinseco desiderio di martirio, senza bisogno di andare a redimere o a crocerossinare degli stronzi. L’importante è avere fede. Magari ce la fate. Magari no. Mal che vada, avrete di che pagare il macellaio.
-8 Comments-
Non vorrei deluderti, ma con me il metodo n.1 non funziona *_*
Il terzo, invece, è praticamente il mio stile di vita.
Per l’ultimo punto potresti fare come una mia vecchia amica, che mangiò pane e cipolla per mesi pur di comprarsi l’ultima Vuitton di grido.
Fantastico, prenderò spunto! Unico che non fa per me è il vintage: mia madre la mia roba rimasta a casa o la butta o la usa lei. 🙂
ahahhaha fantastica!
Dio dello shopping
se solo ti avessi letta prima …
“Per dire, andate vicino a un McDonald’s – o a qualche altra democratica mangiatoia del centro cittadino – e state un cinque minuti a osservare quant’è sconfortante la fauna adolescente che ci pascola davanti.”
non so se avrei comprato meno scarpe
ma mi sarei senz´altro sentita più capita 😉
Come si fa a non detestarli, come! 😀
ma sei riuscita a comprartela la borsa alla fine? anche io ho il miumiu pallino dannazione
Macché, una sporta del Billa ho comprato.
😀
[…] all’utilità/inutilità delle calzature che sentiamo il bisogno di comprare, c’è un post di fondamentale importanza che consiglio vivamente di leggere. Scalze ma […]