Un mago di Telenova saprebbe cosa dirmi
Mi capita di rado di fare sogni o incubi ricorrenti. A dire il vero, ho solo due tipologie di incubo ricorrente. Da piccola sognavo spesso di trovarmi su una zattera in mezzo al mare. Una zattera putrida, viscida e malmessa, sbattuta qua e là dalle gigantesche onde schiumose di un oceano verdastro. E io là sopra, distesa a pelle d’orso che cerco di non cascare giù. Poi niente, dopo inenarrabili sofferenze per rimanere attaccata, all’improvviso mi accorgo che qualcosa mi ha mozzato la mano sinistra. E rimango lì, sempre più disperata, con questo moncherino sanguinante che zampilla nella tempesta.
Me lo chiedo ancora adesso, dove sia andata a finire la mano. E soprattutto, poi mi hanno salvata? La zattera si è frantumata contro qualche scoglio? Ho riportato a casa la pelle? Non si sa. Fitto e spinoso mistero.
Comunque, il secondo incubo ricorrente è molto più recente e vivido. Mi perseguita da qualche anno e, anche qui, senza possibilità di individuare una causa scatenante o anche solo di tirarci fuori qualche numero del Lotto. Bene. Non so dove sono, ma so con certezza una cosa: una forza misteriosa mi impone di andare in bagno. Non sento particolari stimoli – né dal punto di vista del ‘tiro lo sciacquone col bottone piccolo’ né del ‘tiro lo sciacquone col bottone grande’ -, zero, ma so che il mio destino è chiudermi in una toilette. Senza sapere come, mi trovo in una specie di mastodontico spogliatoio da tennis club, anzi, nella mostruosa prole scaturita dall’accoppiamento architettonico tra uno spogliatoio del tennis e il labirinto cretese, rifugio del Minotauro. Vago e vago in questo posto con le piastrelle rosse e le lampade al neon e non c’è anima viva, ma nemmeno una doccia che va, una vecchia megera che si spalma la crema idratante sulla sua flaccida carcassa, niente. E ovunque mi giro ci sono corridoi pieni di bagni. Presente no, corridoi con tutte le porticine chiuse dei cessetti. Ecco, una roba del genere. E io sono contenta perché sento di essere vicina alla meta, sento di poter obbedire all’ignoto impulso di chiudermi in bagno. Solo che, porta dopo porta, mi rendo conto che ogni bagno è impraticabile. Turche sfasciate, water allagati, piastrelle rotte, pantani, scene di degrado che neanche il sabato sera nelle toilette del Plastic. Pozzanghere. Creature che corrono via. E io là, che persevero nell’aprire porte e darmi alla fuga, cesso diroccato dopo cesso diroccato.
E poi mi sveglio. Costernatissima e spaventata. Mi chiedo se il bagno di casa l’ho pulito o se, invece, non sia tutto un rigurgito di terrore per il troppo schifo accumulato andando a bere-mangiare in posti da spendere poco. Non lo so. E detesto non sapere. Vi chiedo dunque aiuto, psicanalisti in ascolto. Psichiatri, anche. Maghe partenopee o sante martiri della cristianità. Che cosa diamine vorrà mai dire? Sarò costretta a dormire con un rotolo di carta igienica sul comodino? Soccorretemi!
-1 Comment-
Vuol dire che devi fare pipì subbbbito o te la fai nelle mutandeeee!
A me da piccola è successo…e l’ho fatta nel letto!!
Ora ho un simpatico meccanismo automatico nel cervello: quando sogno gabinetti rotti o impraticabili o con la porta rotta e la gente che mi guarda mi sveglio istantaneamente XD
Ti racconto il cesso più da incubo che ho sognato: ero in stazione e il bagno era su una specie di piattaforma sopra il binario tutta fatta di canne di bambù intrecciate. Salgo su per la scaletta, apro la porta del bagno (che si chiudeva pure!!!) e scopro che la tazza non c’è, e bisogna fare pipì per terra (tipo turca) solo che il pavimento è fatto di…canne di bambù intrecciate e sotto ci passa la gente…quindi la scelta è farla in testa ai passanti rischiando il linciaggio oppure farmela sotto…