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Agosto 2012

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Appena l’aveva vista, Robbie si era sentito martellare il cuore in petto come la prima volta in cui aveva azzoppato una volpe.

Stefania Bertola
Romanzo rosa
Super ET – Einaudi

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Dunque, in questa difficile estate, Christian Grey ha sculacciato così forte la sua derelitta partner da farci diventare tutti quanti sordi.
Personalmente, non ho avuto il piacere di ammirare nessuna delle cinquanta sfumature che sembrano comporre la complessissima e sfaccettata psiche del sadico – ma irresistibile, misterioso, affascinante, instancabile, superdotato, indomito e bello bello in modo assurdo – milionario di E.L. James, che il cielo la perdoni, nè ho tentato di documentarmi più del necessario. Quel che ho capito è che c’è una semprevergine ventenne che va a intervistare il Grey per il giornaletto dell’università e, senza manco accorgersene, dopo tredici pagine si ritrova incatenata alla zampa di un leopardo imbalsamato, nelle segrete di una qualche lussuosa dimora. Mentre è lì attaccata al leopardo – nuda, bendata e con le articolazioni sbriciolate – il Grey le gira intorno tirandole addosso secchiate di cera bollente, puntine e ghiaietta. Tra un’ustione e l’altra, Anastasia viene trombicchiata, malmenata, presa a parolacce e buttata in una cassapanca piena zeppa di furetti deformi. Perchè quel che non ti ammazza t’ispira durante l’accoppiamento.
Comunque, pare che i due si amino di un sentimento cristallino e sfavillante e che ora vivano felici in una mirabile villa nelle immediate adiacenze del pronto soccorso… e a me non potrebbe che far piacere. Insomma, alla fin fine gli sganassoni se li prende lei, chi siamo noi per polemizzare.
Nel rispettare con cortesia e benevolenza l’edificante storia d’amore e pedate nelle costole di Christian e Anastasia, però, non riesco bene a comprendere come si possa affrontare con serietà e autentica partecipazione emotiva una faccenda del genere.
Perchè io la vedo esattamente come Stefania Bertola, e non saprei fare altrimenti.

Giovanna ha problemi con il suo Hot Fire. Vorrebbe iniziare subito con una scena hard, ma Leonora Forneris le ha bocciato un semplice atto di sesso orale praticato dalla protagonista, Olean, nei confronti del protagonista, Kosak. Leonora obietta che al sesso orale ci arriveranno non prima del terzo o quarto capitolo, e che nel frattempo al massimo possono avere un rapporto solo apparentemente casuale nel deposito bagagli della nave da crociera su cui entrambi viaggiano. Solo apparentemente casuale perchè in seguito nessuno dei due potrà dimenticare quel momento, e questo impedirà a lui di sedurre, come programmato, la presidentessa della Indusrials Union del Canada.
– Che faccio? Lui la rovescia su una Samsonite?
– Troppo dura. Fai uno zaino.

Romanzo rosa è un piccolo libro immensamente spassoso. C’è questa bibliotecaria di quasi sessant’anni che decide di frequentare un corso del Circolo dei Lettori per imparare a scrivere un Melody. Ed è una poco abituata ad essere travolta dall’impeto della passione… quando proprio si emoziona è perchè va a mangiare al Flunch con la sua vicina di casa, che la sconfigge sempre a canasta. Insomma, va a questo corso. L’insegnante è la celeberrima Leonora Forneris, maestra del Melody e gran signora, una che si veste con colori mai sentiti, tipo l’ardesia. Nel libro ci sono la storia del corso, le dispense della Forneris (con dettagliate istruzioni su come strutturare un glorioso Melody capitolo per capitolo) e il romanzo della signora Olimpia.
Bene. In due diversi punti ho distintamente pianto dalle risate. E la sera che l’ho letto ho scordato che dovevo lavarmi i capelli ed è finita che ho dovuto rimediare alle tre di notte, in uno sconvolgimento totale di bioritmi. Insomma, sarebbe importantissimo prendere la signora Bertola, vestirla tutta di rosa confetto e mandarla a soccorrere le vittime di Christian Grey, che farsi una sonora e intelligente sghignazzata sui luoghi comuni è decisamente più salutare che farsi sfigurare a sberloni – anche se pieni di romanticismo – da giovani uomini con insondabili disordini della personalità.
E poi l’ardesia è la più nobile delle sfumatura di grigio.
Leggetevelo, valà, vi allungherete l’estate… e capirete che forse avete sbagliato il libro da spiaggia.

 

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Da piccola piccola dormivo a stella marina, con le braccia per aria, fuori dalle coperte. Ad un certo punto, però, ho avuto molta paura e ho iniziato a dormire a siluro, con le braccia lungo i fianchi, le gambe strette strette e la coperta fin sul naso. Il siluro ha perseverato per buona parte dell’infanzia e per tutta l’adolescenza, salvo episodi di grave e scomposta ubriachezza. Poi sono andata a vivere da sola, in una casa molto silenziosa. A dormire quasi sempre da soli, in un letto matrimoniale di una casa che sai benissimo che non diventerà mai casa tua e pure in un’altra città, si peggiora. Il siluro è diventato un bruco e ho cominciato a dormire di fianco, arrotolata al secondo cuscino, o usando il secondo cuscino come una diga. Delle mattine mi svegliavo con le coperte di tutte e due le piazze sulla groppa e un ginocchio sotto l’ascella. Mi ricordo che in quella prima casa avevo paura della ventola, perchè gracchiava in momenti che non avevano senso, parecchio dopo che ero stata in bagno. Poi capitava che ci fossero delle falene grossissime che iniziavano a sbatacchiare tra il lampadario e il soffitto, solo che lì distesa al buio non lo sai che è una falena, pensi che è una cosa emersa dal più profondo e sconfortante dei pozzi del caos e ci metti un quarto d’ora a decidere di andare a vedere, brandendo una racchetta da tennis. Se lì, con solo una mano fuori dalle coperte per trovare l’interruttore della luce e ti domandi se colpendo qualcosa con una racchetta da tennis convenga utilizzare il manico o il telaio. Quando fai due metri e vedi che è una falena, poi, capisci che ha più senso se vai a prendere uno strofinaccio.
In questa seconda casa, invece, mi sono trovata meglio, perchè c’è il traffico. Anche chiudendo le persiane e la finestra, rimane il sottofondo di binari del tram e di macchine che ribaltano in pieno i tombini. C’è anche un portone pesantissimo che sbatte sempre, tipo ponte levatoio pieno di tarme, e parecchia gente che credo percuota il proprio cane mentre lo porta fuori a concimare la pista ciclabile, perchè questi cani fanno molti versi un po’ allarmanti. Nonostante il sottofondo, un po’ d’arancio del lampione e tutte le cose mie che avevo finalmente intorno senza troppa provvisorietà, però, le braccia ho continuato a tenerle sotto la coperta, in ogni tipo di stagione. L’estate è rassicurante, perchè ti sembra che la luce riesca a rimanere nell’aria più a lungo, ma l’inverno è meglio, perchè il piumone sconfigge il lenzuolo quando gli pare. E’ molto più corazzato, il piumone.
Poi mi sono innamorata davvero e sono due anni abbondanti che quando vado a letto ritrovo le braccia dove le avevo lasciate quand’ero piccola. Solo che adesso può succedere che si addormentino anche loro, messe lì sopra la testa. Fa piuttosto ridere, anche, soprattutto quando si addormentano tutte e due. Quando te ne parte uno solo non è grave, usi il braccio buono per agitare in giro quello che non ti senti più, ma quando ti partono entrambi ti devi mettere a sedere, puntarti i gomiti nella pancia e buttarti giù di schiena sul letto, tirandoti dietro tutte le braccia. Capita che ti arrivino due mani morte e formicolanti in faccia, ma lo fai un paio di volte e sei a posto, anche se non ti senti proprio benedetto dall’intelligenza. Comunque, ora non importa più dove sono, o la stagione, i motorini smarmittoni o i gatti arrabbiati o il silenzio più spaventoso, perchè dormire con le braccia fuori mi sembra una grande fortuna. Mi fa idea di famiglia, con tutti i bozzoli e le cose felici che ci sono dentro. Mi fa pensare che probabilmente sono dove dovrei essere. Mi fa casa, proprio.

Saltelliamo sul posto con inaudito entusiasmo, perchè gli animali tornano a fissarci con intensità!
Dopo il miracoloso alpaca, il narvalo spezzacuori, il provocante babirussa, quella cretina della sula e l’agghiacciante nerita peloronta, Gli animali ti guardano – la rubrica che salverà l’etologia moderna – ci delizia con una nuova bestia del mare, il gelatinoso clione, meglio (e più correttamente) conosciuto come Sea Angel (feat. Pitbull).

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o triste abitatore della terraferma, fluttua con noi, squiiiiiiiiii!

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Tecnicamente, l’angelo di mare è un gasteropode. Da qualche parte nel bel mezzo della magia dell’evoluzione, una lumaca ha perso il guscio ed è cascata in mare. Ben conscia di andare a fondo come una pietra, la nostra lumaca sgusciata ha pian piano cacciato fuori delle pinnette e, tanto per non essere individuata a milioni di miglia di distanza, è impallidita fino a diventare trasparente. La trasparenza, c’informano alcuni studi in gran parte apocrifi, sarebbe anche sopraggiunta a causa degli innumerevoli spaventi patiti dall’angelo di mare agli albori della sua esistenza subacquea, quando ancora aveva qualcosa in comune con le bavose lumache mangialattuga e non aveva la minima idea di cosa fare nell’immensità dell’ostile oceano.
Mai poi tutto è finito bene.
Gli angeli di mare sono una grande famiglia. Presenti a quasi tutte le latitudini (dal circolo polare alle acque danzerine dell’Equatore) possono raggiungere l’imponente lunghezza di cinque centimetri e sono strenui sostenitori di un modello esistenzial-economico a metà tra l’autarchia e la società schiavistica. Orgogliosamente ermafroditi, i Sea Angels sparpagliano uova a spruzzo e ci saltano in mezzo per fecondarle, senza una preoccupazione al mondo. Oh, dove sarà la metà del mio cuore, il clione della mia vita? Perbacco, ma sono sia maschio che femmina, a che mi servono queste scemenze romantiche, amerò me stesso nell’immensità del mare! La servitù della gleba, invece, subentra sul fronte alimentare. Non si sa bene come, ma i Sea Angels sono riusciti a convincere una specie a loro molto somigliante – le ghiotte farfallette di mare – a seguirli ovunque, come un carrello da buffet con le ruote. E così, senza manco un po’ di sudore o strategia predatoria, i Sea Angels vivono in armonia col loro cibo, che divorano con efficienza senza pari: dotati di boccuccia uncinata, i piccoli bastardi arpionano le farfalle di mare e succhiano il contenuto del loro fragile esoscheletro come ragazzine col Calippo, per poi tornare a fluttuare serafici in placide lagune increspate dai loro ruttini soddisfatti.
Ora, perchè la farfalla di mare si fa trattare così? Cosa la spinge a farsi svuotare le interiora da un dispotico e fluorescente mostricciattolo, senza opporre la minima resistenza, senza buttare in piedi una qualche manifestazione di protesta, senza uno straccio di sollevazione popolare?
La verità è che la farfalla di mare è vittima dei poteri ipnotici del Sea Angel. Per farvi capire, c’è pure un video dall’inestimabile contenuto didattico (con speaker già del tutto assuefatto).

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Guardare un Sea Angel in movimento spappola il cervello. Quelle adorabili pinne ad aluccia. Quell’ondeggiare pacifico e silenzioso. Quel ritmico frullare e andare alla deriva. E ciao, lobotomia, sistemi nervosi disgregati, bava alla bocca e occhio a palla.
Ma pensiamoci. Perchè magari non riusciremo a salvare le farfalle di mare dalla voracità dei Sea Angels, ma potremmo trasformarli in un business più redditizio delle pompe funebri.
Quel che servirà per cominciare è un acquario speciale per clioni. Costa 1500 dollari, ha le istruzioni solo in giapponese ed è l’unico recipiente che non ammazzerrà i vostri malefici Sea Angels, ma saranno soldi ben investiti… che diamine, dov’è il vostro spirito imprenditoriale. Perchè i clioni e le loro proprietà ipnotiche vi renderanno più ricchi di Gordon Gekko. Come? Ecco una pratica lista di possibili attività clioniche milionarie.

– pagate da anni una tata ubriacona o una giovane babysitter irresponsabile che passa le sue serate sul vostro divano mentre le creature che avete messo al mondo picchiano ripetutamente la testa contro gli spigoli senza che nessuno intervenga a salvarle? Tutto questo è superato, perchè i vostri bambini non avranno più bisogno di essere guardati a vista da gente che se ne frega: con i Sea Angels, l’incubo dell’iperattività potrà essere finalmente debellato. E poco importa se avete promesso un cagnolino in regalo, una bella tanica di clioni è quello che serve davvero a ripristinare la concordia in famiglia. Prendete i vostri figli, sedeteli davanti all’acquario e andate a farvi il giro dei bar… al vostro ritorno li troverete dove li avete lasciati, catatonici, mansueti e adorabili, pronti per andare a nanna come sacchi di patate.
Più economici di una tata (e sicuramente più intonati all’arredamento): Sea Angels, le babysitter del domani!

– l’open-space vi sembrava una grande idea, ma siete stanchi di guardare i vostri dipendenti che agonizzano in minuscoli cubicoli sotto la luce cimiteriale del neon? C’è gente che si alza in piedi e grida all’improvviso, ormai del tutto incapace di contenere la propria ansia tra quelle tre sconfortanti paretine piene di foto delle ferie e margheritoni a calamita? C’è agitazione e scoglionamento? Quello che vi serve non è una nuova macchina del caffè, ma un bell’acquario di clioni! Studi scientifici dimostrano che la produttività degli uffici che godono del benefico influsso dei Sea Angels è del 24,6% superiore rispetto agli spazi di lavoro tradizionali.
Regalate un’oasi di pace ai vostri impiegati, perchè un dipendente sereno è un dipendente più efficiente. Vasche per clioni, ora anche nel formato panoramico da dieci litri, per un open-space davvero a misura d’uomo!

– c’è la crisi, ci si agita e ci si allarma. E drogarsi è sempre più costoso, nonchè complicato dal punto di vista dell’approvvigionamento e delle rogne legali. Volete qualcosa che vi asfalti e vi aiuti a non pensare tutto il tempo al disastro della vostra esistenza? Buttate gli ultimi soldi che vi restano in una solida fornitura di Sea Angels. Placheranno i vostri sbalzi d’umore, vi stenderanno come la morfina e, nell’annullare le vostre capacità cognitive, risparmieranno il resto dei vostri organi dallo scempio.
Stupefacenti Sea Angels, nella variante strobo-acquario per un’esperienza piacevolmente allucinatoria!

Ma c’è di più. Sea-Angels antisommossa (la folla è in subbiglio? Mandate avanti una squadra di agenti con pettorine trasparenti, piene zeppe di clioni… e tutto quello che dovrete fare dopo sarà passare per strada con una benna e raccogliere i manifestanti rintronati), Sea-Angels per trasporti in ritardo (stufi dei pendolari inferociti? Vasche di clioni per stazioni!), Sea-Angels da diversivo (volete copiare ma la professoressa vigila con troppo zelo? Proponete l’acquisto di un acquario di classe!).
Diavolo, quei maledetti cosi sono il business del domani… e c’è pure una solida componente di social responsibility (liberiamo le farfalle di mare dal vorace giogo dei Sea Angels!) che piace tanto agli investitori. Insomma, ci sarà pure un qualche fondo dell’Unione Europea a cui potremmo appellarci per buttare in piedi una società per l’allevamento e la distribuzione di clioni. Già me la vedo, la quotazione in borsa, l’attico su Park Avenue, la cabina armadio retroilluminata. Un sogno, qua c’è un sogno! Porteremo gli invertebrati alle masse!
…e poi, sono così carini.