Dell’affrontare con grazia uno scivolo ad acqua
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I parchi acquatici, parliamone.
Intanto, vorrei spezzare una lancia a favore di quelli che scelgono il parco acquatico rispetto al parco di divertimenti all’asciutto, perchè col caldo che squaglia anche il diamante trovo molto più dignitoso fare la coda in mutande, sgocciolando e rischiando ad ogni passo di diventare terreno fertile per malattie micotiche degenerative piuttosto che crepare sotto al sole in attesa di prendere uno spavento senza precedenti sul Blu Tornado, o una di quelle altre assurdità a vagoncini dove sali felice e scendi pallido come il fantasma di un mocio. Insomma, è estate… se devo andare a far fatica per divertirmi penso che l’acqua sia leggermente più sensata.
Ciò detto, è però innegabile che il parco acquatico presenti numerose incognite. Oltre agli spaventevoli microorganismi che prosperano sulle mattonelle viscide e nelle pozzette d’acqua tiepidina, il parco acquatico è meta di un’umanità varia e disorientata. C’è chi si ostina a portare in piscina bambini col pannolone, chi – tipo me – vaga di toboga in toboga col terrore che qualcuno gli stia rubando ciabatte e asciugamano e chi, ancora, occupa spudoratamente ogni superficie sbriciolabile dell’unico bar per mangiarsi le focaccette portate da casa. I tre spauracchi possono anche coesistere in un unico uber-mostro, il frequentatore da parco acquatico che speri solo di veder galleggiare a faccia in giù nella piscina ad onde: il tizio seduto al tavolino del bar (sull’asciugamano che ti ha appena sottratto indebitamente) intento a dar da mangiare a un neonato cagone con le zucchine ripiene sfornate all’alba dalla devota consorte. Ma l’inciviltà è il meno, perchè è sullo scivolo che l’allegro utente del parco acquatico riesce a dare il suo meglio.
Ora, quando ero piccola io, non c’era tutta la storia dei ciambelloni. Ci si sedeva sul proprio deretano e s’andava giù, serenamente. Adesso ci sono degli scivoli che si possono fare col culo e basta e degli scivoli che si devono fare col canottino. E’ un disagio, la storia del canottino. E son bucati, e non ce n’è abbastanza, e come diavolo mi ci devo incastrare dentro, e com’è possibile che siano così schifosamente freddini. C’è la gente che una volta conquistato un canotto non lo molla più, ma anche se ha deciso di smettere di fare gli scivoli. E poi ti vergogni, a chiedere canotti in giro… sei lì, in mezzo a una folla di personaggi umidi e preoccupati, sul bordo della pozza d’approdo con le braccia tese verso questi altri che risalgono in superficie col loro canotto sottobraccio, e non sai se lo vogliono mollare o se se lo devono tenere per un altro giro e se glielo chiedi fai pure la figura del barracuda famelico, dell’insensibile che vuole privarti anzitempo del tuo sacrosanto diritto allo spasso. E’ brutto da dire, ma come in tutte le situazioni in cui c’è da mendicare, i bambini si rivelano un asset fondamentale. Per esperienza diretta, se ad elemosinare un canotto ci siamo io e il fratellino undicenne di Amore del Cuore, il detentore-medio di canotto preferirà al 98% consegnare il prezioso artefatto gonfiabile al giovane virgulto… la statistica è accurata, credetemi, anche se andrebbe clusterizzata meglio per dare il giusto risalto alla categoria dei papà giovani che corrono a porgere il canotto al 123% a ogni femmina dal 20 ai 30 anni che sia anche di poco più avvenente di un Leviatano. Anni, ci si potrebbe stare degli anni a studiare le abitudini di riconsegna dei canotti alla fine degli scivoli, ma ora non ci interessa, perchè l’importante è lo scivolo. Ci vai per quello al parco acquatico, mica per le fontanelle sceme in mezzo alla piscina. Come fare, dunque, ad affrontare con grazia – da intendersi anche con “virile sicurezza di sè”, per gli ometti – uno scivolo ad acqua?
DELLO SCIVOLARE SENSATAMENTE (O NON TROPPO MALE)
– il costume, il costume è fondamentale.
Le donne devono evitare come lo scorbuto i triangolini e le robe coi laccetti e gli strass, perchè quando si arriva in fondo ci si ribalta con discreta violenza. E non so voi, ma emergere dai flutti con le tette al vento e la saltellante patatina piena di spaghini che si sono snodati non è bellissimo… anche perchè davanti c’è la folla dei barracuda che vogliono il canotto e dietro ti arrivano altri allegroni, in un turbinare di piedi, mani e stupidaggini di gomma che volano. Insomma, mettetevi quanto di più simile a un’armatura carolingia ci sia nel vostro guardaroba marino. A chi non ha le ovaie, invece, consiglierei una cosa semplice: tiratevi su le braghe, ma in generale. A nessuno interessa visionare l’anticamera delle vostre natiche – spesso tragicamente irsute -, soprattutto se cercate di rimettervi in posizione eretta in quaranta centimetri di fondale.
– come si parte.
Di solito ti fanno sedere e ti dicono d’attaccarti con le mani a una sbarra finchè una lucetta diventa verde o un bagnino scazzatissimo ti fa segno di partire. Quelli che devono fare i fighi a tutti i costi tendono però ad ignorare la procedura standard per lanciarsi di schiena – dopo un breve volteggio alla sbarra – giù per il tubo. A parte che è brutto per quelli in coda – che subiranno la violenza uditiva prodotta dall’impatto delle schiene di questi asini contro il durissimo plasticone dello scivolo -, ma non è che sia troppo utile nemmeno a livello areodinamico… anche perchè, di solito, simili prove di baldanza non vengono mai tentate su giochi che si chiamano, che ne so, KAMIKAZE, ma sempre e solo sull’ALLEGRA BISCIA o sul RANOCCHIO VERDE. Insomma, fate del bene a voi stessi, mettetevi seduti come le persone normali e accettate con sportività quello che vi attende. E se dovete proprio spaccarvi tre vertebre, fatevi almeno soccorrere alla svelta, che su c’è gente che aspetta che vi leviate dai coglioni.
– dello scivolare vero e proprio.
Allora, se andate distesi, come veri campioni di skeleton o come diavolo si chiama quella roba che non è il bob con la gente che si lancia nei tunnel di ghiaccio con la schiena su un’asse da stiro, andate più forte. Che farne dei piedi, però? Premettendo che alzerete la testa per vedere dove andate – che è sempre una buona idea – dovrete fronteggiare l’intollerabile fastidio degli spruzzi d’acqua in piena pupilla. Ora, sbaglierete in ogni caso. Il piede a martello è garanzia di spruzzi micidiali e probabile cecità, mentre il piede a punta – come a noi tutti hanno insegnato a ginnastica artistica – rende lo scivolamento più armonioso e vivibile, ma è un casino quando arrivate nell’acqua. Una volta ho fatto uno scivolo a mach2 coi miei piedi a punta, dimenticandomi però di tirarli su alla fine. Ecco, non fatelo mai: arriverete in acqua rigidi e veloci come siluri, schiantandovi sul fondo della piscina con gli alluci. E non c’è poesia nell’andare zoppi per un parco acquatico. Ovviamente, se lo scivolo è una di quelle cose supersoniche megapaurose, vi conviene chiudere gli occhi e ciao… dopo due metri non ci vedreste comunque più e in certi casi è meglio se non si realizza bene che cosa sta capitando.
Quindi, piedi a punta mentre scivolate, piedi a scoiattolo volante quando v’accorgete che siete arrivati. Se anelate la morte, rimanete coi piedi a punta.
– ribaltamenti da ciambellone.
Ora, io non ho mai capottato, ma credo sia perchè lotto con tutte le mie forze per non girare su me stessa. Puntellatevi, spingetevi di ginocchia, assecondate di buon grado le curve, non lo so, ma state dritti, per carità. Se la vostra massa non vi permette di restare a lungo sul canotto, pensate a chi vi attende alla fine… e non risalite sul ciambellone. Non c’è nulla di più spassoso di veder arrivare un ciambellone disabitato e poi, dopo un po’, un tizio che lo insegue. Insomma, se non riuscite a starci sopra, decidete almeno di farci divertire alle vostre spalle (anche perchè lo direte subito a tutti che vi siete ribaltati, tanto vale).
– arrivare non troppo indecorosamente.
La fine dello scivolo è un trauma, ma è da affrontare con la stessa espressione di infinita gioia – un po’ emiparesi, un po’ sorriso di circostanza – delle tizie del nuoto sincronizzato. Loro sanno come si fa. Prendete una nuotatrice sincronizzata e spingetela giù da una scogliera verso uno specchio d’acqua infestato dalle murene e non riuscirete comunque a smorzare l’entusiasmo che traspare dai suoi muscoli facciali. Morirà divorata dai mostri del mare, ma sembrerà felicissima. Così, deve andare così. Sinceratevi di tirare la testa fuori dall’acqua il prima possibile, non fate accorgere nessuno che avete inghiottito un gallone di cloro, cercate di soffiarvi il naso senza fare troppo schifo e levatevi i capelli dalla faccia. Dopo aver verificato che tutte le vostre grazie sono ancora nel costume, stropicciatevi gli occhi e tiratevi insieme con leggiadria… sembrerete in ogni caso improbabili come giraffe che cercano di mettersi in piedi dopo essersi abbeverate allo stagno, ma la giraffa è comunque più carina dell’ippopotamo e questo dovrà bastarvi. Se siete Roberto Bolle o adulti che pesano meno di cinquanta chili potreste addirittura ambire all’immagine del cigno che emerge maestoso dalle acque, ma tenderei a scoraggiare l’emulazione di bestie al di fuori della vostra portata. E ricordate, la gioia. La gioia infinita, anche se le lenti a contatto vi sono arrivate in prossimità del nervo ottico. Tutto andrà bene, tutto è bellissimo. E poi è vero, che diamine, vi siete divertiti… per trenta secondi, ma vi è piaciuto immensamente.
– e se perseverate nel non riuscire, nonostante questi preziosi consigli, a scivolare con dignità, potrete sempre vendicarvi su tutti quelli che son capaci: salite su una torretta di salvataggio, buttate di sotto il bagnino ed evocate il kraken.
-5 Comments-
Posso aggiungere una cosa? Negli scivoli senza canotto tenete su i gomiti! Per carità! Altrimenti l’effetto grattugia si abbatterà impietoso su di voi.
Osservazione correttissima, sempre che non ci siano scivolatori che vogliono incagliarsi a metà toboga come speleologi da strapazzo.
Sul fatto chd l’ippopotamo pero’ sia meno figo della giraffa io sentitamente disapprovo.
mmmm…. ma solo io, alla fine di uno scivolone a treccia (!!), mi son trovata con il costume (con i laccetti ed il triangolo -che tanto qui c’è poco da tener dentro…-) con un foro così?????!!!!!! Una voragine su una chiappa?????
la forza centrifuga è nemica della LICRA.