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Maggio 2012

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La verità è che i supereroi sono la cosa più bella del mondo. I supereroi e la fantascienza. I minipony e un po’ anche l’Happy Meal. Datemi una qualsiasi saga caciaron-avventurosa e mi divertirò per mille anni… ma anche se fa schifo tipo i Fantastici Quattro, Daredevil o Lanterna Verde, perchè se il film è brutto oltre ogni immaginazione sarà comunque bellissimo parlarne male. Insomma, i supereroi hanno uno scopo ben preciso e molto nobile: farci divertire come felini che rincorrono gomitoli di lana. E con me funziona tutto quanto. Gente dalla personalità strabordante vola in giro, fa esplodere le cose e passeggia per scenografie esteticamente strabilianti dicendo spacconate. Mantelli. Armature. Spadoni. Costumi complicati. Dimensioni parallele. Cuori grandi così. È tutto mescolato in una gigantesca cospirazione per farmi contenta. E ciao cultura (?!), addio saggezza (???) e saltiamo su un trenino per Asgard.

Bene.
Non era detto che con gli Avengers sarebbe andata a finire bene. Troppa ciccia da arrostire, un regista che si era principalmente cimentato solo con film poco capiti e serie tv (anche se gli sarò eternamente grata per Buffy, gioia sfavillante della mia infanzia) e aspettative irragionevoli di geek già pronti a scendere in piazza coi fucili laser. Poteva venir fuori un polpettone ripugnante e senza senso, ma per fortuna sono accadute manciate di cose belle. Ovvio, non è la perfezione e il 3D potrebbe anche andare a farsi benedire, ma è davvero uno dei film più divertenti e boriosi che mi sia capitato di vedere.
Ora, quello che non sospettavo – e che ho scoperto in un sabato di pioggia torrenziale e colpevole lontananza di Amore del Cuore – è che c’è tutto un mondo là fuori. Te vai al cinema, torni a casa, magari decidi che vuoi un bel figliolo coi superpoteri come sfondo nuovo del computer, ti riprometti di leggere un po’ più di fumetti e di recuperare decenni di conoscenza Marvel che ti sei persa per strada – più per ragioni anagrafiche che per negligenza -… e all’improvviso ti imbatti in una galassia d’amore infinito. Anzi, di sentimenti che sfiorano lo stalking. La fangirl moderna non ha più bisogno d’affannarsi vagando per edicole e rincorrendo apparizioni televisive, non sarà più emarginata perchè fa battute che nessuno capisce. Perchè ora c’è TUMBLR, con la sua armata di maestri della gif animata… e meno male che ho finito di studiare.

In questo post – già eccezionale ancor prima di cominciare – vi renderò partecipi dei prodigi che orbitano intorno al già ingombrante universo degli Avengers. Perchè c’è gente generosissima, psicotica e molto creativa che passa le sue giornate a cercare e ad assemblare spassosità, espandendo a dismisura le potenzialità di sollazzo del genere umano tutto.
Visto che non possiamo passarci la vita – o così mi ha raccomandato il dottore -, andremo per temi e applicheremo un criterio di selezione che sono certa sia il migliore tra tutti i possibili: ci dedicheremo a quello che ha fatto ridere me.

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ROBERT DOWNEY JR, GENIO, MILIARDARIO, PLAYBOY, FILANTROPO

Dunque. Superman è uno dei pochi supereroi che si traveste da umano. Se vogliamo estendere il concetto senza pensarci troppo su, anche Batman è un po’ così… Bruce Wayne è più un fastidio che un aiuto, per Batman – escludendo i trascurabili benefici: maggiordomo, molti soldi, giocattoli tecnologici. Sia Superman che Batman, però, la vivono male. E gli occhiali, e Lois Lane che inspiegabilmente non riesce a capire chi ha di fronte, e le cene di gala che sottraggono tempo prezioso alla lotta al crimine, Gordon che si fa il sangue marcio, miriadi di nemici molto ben caratterizzati.
Ecco, anche Tony Stark è continuamente costretto a fronteggiare il medesimo dilemma identitario, solo che a lui piace moltissimo essere Robert Downey Jr. Insieme si divertono come coniglietti festanti e, dopo le percentuali sugli incassi degli Avengers, sono finalmente riusciti a far collidere i rispettivi patrimoni in un fantastilione di dollari, da investire in completi su misura, scarpe un po’ alte, costruzioni, macchine e barbette accuratamente disegnate. A Robert Downey Jr non scrivono nemmeno il copione, lo chiamano in scena all’ultimo momento, gli dicono più o meno cosa deve capitare e lo lasciano lì a fare come vuole. E se si dimentica qualcosa c’è comunque Jarvis, sempre pronto a offrire pacati suggerimenti.
Lo sappiamo tutti che è così.
E come farebbe ogni sbruffone amico della coerenza, poi, lo splendido Downey Jr non si nasconde… perchè essere Iron Man è semplicemente troppo meraviglioso.

Salutare folle adoranti fa parte della job-description di Iron Man. E che problema c’è.


Probabilmente a causa di un qualcosa di scritto in piccolo in un contratto, Robert Downey Jr è di tanto in tanto costretto a insinuare il dubbio nell’opinione pubblica, ridacchiando sotto i baffi.

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HULK SPACCA, MA E’ COMUNQUE CONSIDERATO UN AUTOBUS

Hulk è stato la vera rivelazione degli Avengers. Gli avranno fatto magari comodo i mezzi fiaschi delle precedenti trasposizioni cinematografiche, ma dobbiamo battere le mani all’adorabile Mark Ruffalo, al suo stropicciato Bruce Banner e al motion-capture, che l’ha fatto diventare il primo mostro verde ad essere davvero comandato da un attore, anche se l’han tutti preso in giro perchè gli toccava ruggire con addosso una tutina strana, ma è andata a finire bene. Applausi a scena aperta per Hulk, applausi. Parla una volta sola e dice la battuta più divertente del film, senza mai dimenticare di percuotere Thor con costanza e gran scricchiolare di nocche. Per quanto mi riguarda, poteva anche picchiarlo di più, ma sono già piuttosto soddisfatta.
Purtroppo, non essendo Mark Ruffalo bello bello in modo assurdo ma, più modestamente, solo bello, Hulk è diventato il campo giochi degli illustratori, che amano fargli trasportare e prendere al volo qualsiasi cosa, dagli Avengers non volanti/non saltanti all’intero maledetto cast, che gli campeggia sulla schienona schiacciando pisolini. E inizio anche a pensare che, come tutti gli autobus di questo mondo, Hulk abbia anche un bottone da pigiare quando c’è bisogno di scendere.

L’ultima è di Scott C, illustratore sopraffino che credo abbia già disegnato il mio intero immaginario fantastico. Qua, come al solito, ci regala un’efficacissima metafora dell’intero film.

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THOR, IL POLPETTONE DI ASGARD

Non ne farò mistero, Thor è un personaggio che m’immagino geniale nei fumetti, ma che Chris Hemsworth fa sembrare uno stupidone. Uno che si mette le braghe al contrario e mangia la minestra rumorosamente, l’amicone grosso e scemo, tanto per intenderci. E no, non sono impressionata dai suoi immani arti superiori – che credo comprendano muscoli non ancora del tutto capiti dalla moderna anatomia – o dalla sua chioma fluente, mi piace solo quando tira giù i fulmini dal cielo col martello. Il martello è parecchio avvincente, anche se non credo venga utilizzato al pieno delle sue potenzialità… e no, non sto facendo del triviale umorismo. In Thor, a casa dei giganti di ghiaccio, il nostro Polpettone di Asgard si era cimentato in un’onda d’urto di tale meraviglia da far sprofondare mezzo pak, aveva trapassato a martellate un mostro orrendamente battagliero… ma negli Avengers poca roba, a parte irritanti discorsi sul bene dell’universo. Thor sta lì in piedi e si massaggia le braccia, con aria trasognata e una faccia di pietra che nemmeno la miglior Monica Bellucci. Gli hanno anche scritto tre cose crocifisse, è vero… non lo vediamo entrare in un negozio di animali per farsi dare un cavallo o almeno un cane sufficientemente grande da essere cavalcato e non si esibisce quasi per niente nell’umorismo involontario che è anche un po’ l’unica cosa che potrebbe mai fare per noi, tipo questa perla immortale – che non mi ricordo nemmeno se sia capitata davvero o se sia scomparsa con la traduzione italiana:

Insomma, Chris Hemsworth non si impegna abbastanza. E’ solo incredibilmente grosso e variamente inopportuno:

E maledizione, volevo tantissimo che ricapitasse qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile, ma niente:

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STEVE ROGERS LO VA A DIRE ALLA MAESTRA

Captain America è stato per me difficile da digerire… il personaggio, anche se al compianto agente Coulson piaceva da matti, lo trovo migliorato, anche se sempre mortalmente retorico. Sarà che è rimasto in coma criogenico per diversi decenni, non ha ancora avuto modo di vederla, manca totalmente di senso dell’umorismo e ha sempre l’aria preoccupata di chi non ci sta capendo niente, ma il buon Rogers m’indispettisce e mi fa al contempo venire in mente la Torcia Umana. Insomma, se c’è in scena Captain America vivo con la segreta speranza che decida all’improvviso di prendere fuoco. E lo so, non dimostro una gran sensibilità, date la drammatica situazione della sua carriera militare:

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AVENGERS, GET THE FUCK TO SLEEP

Tutto quello che potrei mai dire su Nick Fury, per quanto arguto e interessante, non riuscirebbe comunque ad eguagliare la gloria dei memo che manda in giro. E no, non ci sono serpenti sulla portaerei volante dello SHIELD:

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LOKI, UN ESERCITO DI GATTINI E UN BELLISSIMO ESAURIMENTO NERVOSO

Pensavo di essere originale… e invece no, l’intero etere fangirlico adora Loki. Non credo ci sia personaggio che sia riuscito a scatenare una simile – e assurdissima – ondata di gridolini scomposti. Nel tentativo di capire come sia potuto accadere, ho elaborato uno sparuto drappello di teorie:

– secco, pallido, sveglio e interessante, Loki è cresciuto nell’ombra di un tizio che non fa altro che frantumare le cose e azzannare cinghiali, tra gli applausi dell’intero regno di Asgard.
– in Thor scopre cose orrende, piange e s’arrabbia. E poi gli mettono un martello addosso.
– gli sono toccati i costumi belli. Dalla tenuta da divinità ai cappottini con la sciarpetta, Loki ha stile. E non ha bisogno di perdere tempo con bottoni e cerniere, i vestiti gli si materializzano addosso.
– avrà anche la pettinatura delle nostre vecchie zie, ma il capello unto e l’attaccatura a metà cranio non ne scalfiscono il fascino. Sta comunque meglio con l’elmo cornuto.
– afferra al volo dardi letali, con aria scocciata.
– alterna momenti di magnifica arroganza a pessime figure, roba degna delle tribolate adolescenze di tutti quanti noi.
– gli zigomi. Ottimi zigomi.
– è cattivo, ma con riluttanza. Capito da nessuno e ignorato dai più, vaga per i mondi alla ricerca di qualcuno che l’abbracci e che gli faccia capire che sapere di chi è figlio non è poi così rilevante. E chi se ne importa del trono di Asgard, il palazzo reale sembra un ammasso di cannelloni dorati.
– tra gli innumerevoli personaggi che incontra sul suo cammino, Loki è l’unico in grado di produrre una gamma di espressioni normali, molte delle quali risultano adorabili. Frigna, ride a sproposito e ci detesta con grande duttilità… proprio come Thor.
– viene percosso da tutti, più e più volte. Nel caso di Hulk vale doppio, ma se lo meritava.
– sforna discorsi di ragguardevole perfidia, ma sa anche lui che è solo per farsi coraggio.
– Tom Hiddleston ha un suo bel perchè. Soffre della sindrome d’immedesimazione di Tony Stark, ma fatta meglio: dialoga abitualmente su Twitter con l’account del dio Loki, grida cose da macchine in corsa e va in giro a dire a tutti che ha un esercito.

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Nel vano tentativo di far comprendere al mondo la portata della Loki-Hiddleston follia, appiccico cose a caso. Tanto fanno ridere tutte.

I mortali vanno presi a bastonate:

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Bastava cooperare:

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Loki si vendica del Ridiculously Photogenic Guy:

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Loki si vendica di Punk’d… perchè han cercato di rubargli in lavoro:

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Loki insegna idiomi sconosciuti alle folle:

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L’ennesima menzogna:

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Gli attori, i veri martiri del nostro tempo:

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Se il figlio di Mark Ruffalo ti preferisce a Hulk (come uno scoglionatissimo Ruffalo ha più e più volte affermato), sei a posto:

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Se bambini che passano per caso vogliono utilizzarti come giostrina, sei a posto:

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Se Iron Man ama farsi gettare dai finestroni da te, sei a posto:

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Se Hulk non ti stritola, sei a posto:

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Se qualcuno decide che sei pronto ad essere disegnato insieme a dei gattini, sei a posto:

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Se capisci l’importanza dei gattini e ti lanci in spericolate analogie, sei a posto:

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Esosi giocattolai ti riproducono senza sfigurarti:

E la gioia è grande.

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Credo di non aver mai prodotto nulla di così fotografico e guizzante. Un post al passo coi tempi. Un post che dovrebbe spingermi ad aprirmi un Tumblr per sfogare lontano da qui i miei istinti più bassi. Ma è stato tutto per amore dell’esegesi della cultura pop… e perchè ho comunque un Hulk che ha giurato di proteggermi in caso di proteste. E comunque vorrei capire, ma la scena alla fine della fine dei titoli di coda, con gli Avengers che mangiano robaccia, voi l’avete vista? Perchè in fondo alla mia pellicola non c’era, ho controllato due volte.

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Tutte le corbellerie grafiche vengono da questi posti. Posti di gente presa bene.

http://fuckyeah-avengers.tumblr.com/
http://fuckyeahrdj.tumblr.com/
http://stacyjacks.tumblr.com/
http://thisisnthappiness.com
http://9gag.com
http://memosfromfury.tumblr.com
http://ren-ne-rei.tumblr.com
http://joannaestep.tumblr.com

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Per chi, invece, volesse donarmi la sublime statuina da collezione di Loki – che ha cento mani intercambiabili e più accessori della Barbie -, la può ordinare qui. Mi arriverebbe a Natale, così vi togliete anche il pensiero del regalo.

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Fare conversazione a tavola per me è difficile. Credo sia perchè mangio molto lentamente, mastico con grande concentrazione e non ho voglia di far perdere tempo agli altri, che spazzolano tutto con efficienza e poche cerimonie. Insomma, se mangio non parlo e, anche se parlo, finisce che non m’impegno e mi escono robe da nobildonna che va alla bettola di Gassman e Tognazzi per assaggiare l’orrendo zuppone alla porcara, mentre in cucina volano polipi e parrucchini.
Per tutte queste ragioni, mangiare da sola non mi dispiace. Mi porto un libro, sto in pace e ciao. Anzi, leggere mentre mangio mi piace tantissimo, soprattutto a pranzo.
Ultimamente, però, il mio felice isolamento biblioalimentare del mezzogiorno è disturbato da Niccolò Ammaniti.
Sono lì, incagnata nell’angolo vicino alla finestra col mio libro e il couscous pollo grigliato-nocciole. Tranquilla e contenta come una torta di mele, ma rido così forte che la gente viene a rompermi i coglioni per sapere che cosa sto leggendo.
Sto leggendo Il momento è delicato, accidenti a voi.

Che sensazione singolare, continuava a sentire il braccio al solito posto, addirittura gli pareva di poter stringere le dita eppure il gigante lo brandiva come una clava.
Che ci vuole fare?
La risposta gli arrivò subito quando venne colpito in faccia dal suo stesso bicipite per tre volte di seguito.

E no, non sono affatto disturbata da fratture, colonne vertebrali strappate dal tronco, cartilagini frantumate, guardoni obesi, seghe, Alba Parietti, piscio di santoni indiani e mostri mutaforma ghiotti di carne umana. La torta salata ricotta e spinaci non mi va di traverso, faccio solo delle gran brutte figure. C’è la gente lì, col completo da consulente, le ballerine pratiche ma eleganti e la vaschetta di verdure grigliate. Gente gioviale che si nutre coi colleghi. E a due metri ci sono io che m’imbatto in cose così:

Il vero problema era il letto. Che fare con le lenzuola? L’unica era coprire quel profumo con un odore più forte. E se accidentalmente gli fosse caduto sul letto qualcosa? Ecco! Tirò fuori dal congelatore dei sofficini al pomodoro e li gettò in padella ripetendosi: “Avevo fame e mi sono fatto dei sofficini e per sbaglio mi sono caduti sulle lenzuola”. Quando furono cotti, li versò sul letto con tutto l’olio che si fuse con il rivestimento del materasso di lattice generando un mezzo incendio e una nuvola di fumo nero e tossico, ma eliminando per sempre l’odore di Angela. Mara avrebbe pensato che era un coglione totale, non un fedifrago. Eccellente, si disse compiaciuto.

O in robe abominevoli, che non sai nemmeno tu perchè ti divertono così, tipo tutto quanto Fa un po’ male, racconto che mi ha fatto battere ogni record di rallentamenti per curiosi vicino al tavolo. E per un racconto che ha i pompini come snodo narrativo centrale, son belle soddisfazioni.
Produco i doverosi esempi:

Se Angela Milano, studentessa al terzo anno in odontoiatria, avesse fatto un pompino a Robbi Cafagna tutti questa triste vicenda non sarebbe mai avvenuta e io non starei qui a raccontarvela.
Ma una sorte amara volle che proprio quel pomeriggio Angela, dopo una lunga discussione con l’amica del cuore Verdiana Ceccherini, decise di cessare, almeno per un po’, quest’antica pratica orale che, a suo giudizio, rischiava di definirla solo per una delle sue innumerevoli qualità.

Robbi Cafagna è uno tra i più sventurati dell’intero libro. E se lo merita.
I suoi guai nascono, per la sacrosanta legge del contrappasso, da un’affermazione molto decisa ma poco lungimirante.

– Allora, che hai contro gli omosessuali, si può sapere?
Non mollava.
–  Niente. Assolutamente niente -. Quanto avrebbe voluto invece dirle: “I froci mi fanno schifo. E’ gente malata che si sente pure ‘sto cazzo e si credono artisti solo perchè lo prendono in culo”.

E dopo una roba del genere, ti siedi lì e ti godi tutto il disastro che si abbatterà sul Cafagna. Io ero solo dispiaciuta di non potermi togliere le scarpe al ristorante per stare più comoda, ma ero però ben contenta di vedere che il Tenaglia non faceva un bel niente per aiutare Robbi (che è pure spilorcio e genericamente razzista), scegliendo di rimanere sul divano ad ammirare la Cuccarini al Telethon.

All’inizio si era fatto delle seghe a caso, dissipando energie a cazzo, osservando il suo “amore” mentre introduceva gli ospiti, scherzava, guardava il tabellone e incitava la gente a casa a mandare soldi. Poi si era reso conto che aveva davanti a sè ancora tante ore di trasmissione e quindi aveva deciso di ottimizzare le seghe per arrivare a fine maratona vivo.
Se ne sarebbe fatta una per ogni miliardo che totalizzavano.

Qua m’è cascato in terra un panino. L’abbigliamento. L’abbigliamento male assortito con altro abbigliamento e ancor peggio con la situazione generale mi fa ridere da sempre:

Aprì il cofano. Dentro c’era il motore. Nero, sporco, pieno di fili, incomprensibile come un manufatto alieno.
Lo guardò.
– Se lo guardi non si aggiusta mica.
Robbi girò la testa.
C’era un travestito, abbronzatissimo, che assomigliava a Mara Venier, solo più femminile. Addosso aveva la maglia di Totti, Aveva le gambe lunghe e due scarpe argentate con delle zeppe alte venti centimetri. – E’ un problema elettrico. Controlla lo spinterogeno. A volte si stacca e non fa più contatto.

Facevo prima a fare le fotocopie del racconto, ma pazienza. Facciamo che vi risparmio la sinossi del film porno anelato da Robbi, anche se era molto bellina, con questa tribù di amazzoni che per una strana mutazione genetica sono costrette a nutrirsi solo di sperma. Povere creature. Dicevo, vi risparmio le voraci amazzoni, ma questa no. E poi basta, così vi andate a comprare il libro e mi lasciate mangiare in pace, col mio imbarazzo da giovane donna che ride da sola.

Robbi provò a scappare, a scavalcare la recinzione ma dietro aveva un piccoletto calvo con un cacciavite in mano. Glielo infilò nelle reni. Robbi urlò di dolore come un babbuino ferito. Una vecchia gli tirò una bottiglietta di Oransoda in testa.
Poi si sciolsero le corse e lo spinsero verso il centro dell’arena.
Provò di nuovo a uscire fuori ma il piccoletto lo colpì ancora col il cacciavite. Tutto intorno era un muro umano. Lo incitavano a combattere. Da dietro le fiamme apparve Django. Ruotava sopra la testa una corda a cui era legata una batteria Magneti Marelli.

Un’altra, dai. Ma giuro che è l’ultima. Così capite che non c’è niente di disdicevole a leggere una raccolta di racconti e potete inveire anche voi contro l’autore, se finisce che vi fermano mentre fumate una sigaretta prima di salire in ufficio e vi si accucciano sotto al libro per vedere il titolo. E’ imbarazzante anche la gente che non conosci e che all’improvviso ti si rannicchia vicino alle ginocchia, ve lo assicuro.

Sprofondò in un cumulo di immondizia senza farsi niente. Era finito tra buste, frutta marcia, poltrone di automobili, scatole di cartone. C’era una puzza da vomitare.
Doveva fare come Rambo quando era inseguito dall’esercito degli Stati Uniti.
Cominciò a coprirsi con bucce di banana, lische di pesce marcio, la carcassa di un pastore tedesco, giornali.

Ecco, io ho finito. Ma c’è tutto quanto il resto del libro. Ha una copertina nera con delle case e ci sono anche delle storie non trucide, se vi prendete male con gli orchi, le viscere che si srotolano e i denti aguzzi. Ci sono anche i racconti belli coi bambini. Coi cani da salvare sul raccordo anulare. Insomma, prendetevela con Ammaniti e fatemi masticare senza dovervi rispondere ficcando tutto nelle guance, come un cricetone.

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