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Aprile 2012

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MADRE – …ne aveva molti di più, ma tanto per farti capire…
AMORE DEL CUORE –  Più che in quel baule?
MADRE – Oooh! Un divano pieno. Guarda che roba.
AMORE DEL CUORE – …che belli, ma sono tantissimi.
MADRE – Dunque. Questo è Chiottino.
AMORE DEL CUORE – Ghiottino?
MADRE – CHIOTTINO!
AMORE DEL CUORE – Chiottino, Chiottino.
TEGAMINI – Chiottino è il mio preferito, vedi com’è tenero? E’ fatto apposta per abbracciarti, me lo portavo sempre in giro. Sta sulla mensola perchè è il più importante, non voglio che finisca schiacciato lì dentro.
AMORE DEL CUORE – In effetti…
TEGAMINI – FAI PIANO CON QUELLE MANONE! Non vedi che qua ha in collo pericolante?
MADRE – Invece quest’altro è Chiottone. Fratello maggiore di Chiottino. E’ arrivato dopo, perchè Chiottino ce l’aveva da quand’era molto piccola.
TEGAMINI – Mi ricordo di quando mi hai regalato Chiottone. Era sotto l’albero, da solo.
MADRE – Chiottone era più grosso di te. Tienilo, Marco, che qua ce ne sono degli altri.
AMORE DEL CUORE – …ok, tengo Chiottone.
MADRE – Questo qua è il drago Duncan. Vedi qua, la coda? Gliel’ha mangiata. Glielo mettevo vicino nel passeggino e lei gli masticava la coda. L’ho dovuta ricucire mille volte.
TEGAMINI – Povero drago Duncan.
MADRE – Poi, qua ci sono il gatto bianco e l’altro gatto, che gliel’aveva regalato la nonna Lelia quand’era all’ospedale per le tonsille… secondo me, è più bello il gatto bianco. Questo invece è Mabiglio.
TEGAMINI – IL CONIGLIO MABIGLIO! …no! Non darlo ad Amore del Cuore, non ti ricordi che ha un orecchio scucito?
MADRE – Ma non gli fa niente, faglielo tenere.
AMORE DEL CUORE – Non importa, davvero, ho già Chiottone, sto bene così… e poi mi guarda male.
TEGAMINI – Non è vero, Mabiglio è molto gentile, è solo il pelo che gli si è arruffato intorno agli occhi.
MADRE – Comunque. Ci sono anche un sacco d’uccelli. Questo è Culo di Penna. Quando andava a fare i tornei di tennis portavamo sempre Culo di Penna e lo mettevamo a sedere in panchina, così al cambio di campo si parlavano.
AMORE DEL CUORE – Giocavi a tennis con un fenicottero in panchina.
TEGAMINI – …avevo otto anni. E comunque lo rifarei.
MADRE – Culo di Penna l’avevano anche usato nella recita di Chichibio e la gru.
TEGAMINI – Si era deciso di farlo passare per una gru, visto che nessuno aveva pupazzi di gru.
MADRE – Marco, tieni Culo di Penna.
AMORE DEL CUORE – …eh, ciao, Culo di Penna.
MADRE – Bene. Questo qua è il millepiedi.
TEGAMINI – …METTILO VIA! MI FA PAURA!
AMORE DEL CUORE – …
MADRE – Santodio, è un millepiedi, guarda com’è tutto colorato, con le scarpe da ginnastica! Prendilo tu, Marco, che mia figlia è scema.
AMORE DEL CUORE – Lo devo nascondere dietro a Chiottone?
MADRE – Ooooh! La Signora Cruschin!
AMORE DEL CUORE – Cos’è, una gallina?
MADRE – E’ bellissima, la Cruschin. Vedi qua, ha la cerniera sotto la pancia perchè era piena di uova di cioccolato. Le abbiamo mangiate e lei poi ci infilava dentro i pulcini. Aveva tantissimi pulcini. Questa però è una papera…
TEGAMINI – CLARAMINDA!
MADRE – Claraminda ci è molto cara.
AMORE DEL CUORE – …bè, giustamente.
MADRE – Una volta abbiamo visto in un negozio una Claraminda gigante. Era uguale a lei, solo che era lunga un metro e mezzo. Siamo riusciti a convincerla che era diventata grande, altrimenti ci toccava pure portarci a casa la mutazione genetica di Claraminda, e di grosso avevamo già il delfino Maiemi. Vallo a prendere, che è sul divano di là.
AMORE DEL CUORE – No ma non importa, me lo ricordo, l’ho visto l’altra volta.
MADRE – …ah, va bene. Qua invece c’è l’aquilotto che ti ha mandato il tuo padrino dall’America, gli si spiegazzano sempre le ali… e questo qua è ET.
AMORE DEL CUORE – Ma è bruttissimo!
TEGAMINI – …ET bello bello non lo è mai stato. Poi vedi, si è tutto spelato, come gli zaini della Mandarina Duck, che dopo un po’ si appiccicavano tutti.
MADRE – E’ un peccato, perchè aveva tutto il cuore rosso, come il dito, vedi lì, che c’è ancora la plastichina rossa?
AMORE DEL CUORE – Molto realistico.
MADRE – Questo invece è l’ewok che ti abbiamo preso a Eurodisney.
AMORE DEL CUORE – …cos’è un ewok?
TEGAMINI – E’ un abitante della luna boscosa di Endor. E somigliava a mia nonna Aurelia.
MADRE – Poi c’è un pipistrello e quest’altro qua, il pistolero. Tieni, Marco, che se no non riusciamo.
AMORE DEL CUORE – Posso sedere Culo di Penna sul tavolo, magari?
TEGAMINI – Ma lascia perdere, che madre non si è accorta che è mezzanotte e quaranta…
AMORE DEL CUORE – Eh, già, caspita. E dobbiamo tornare anche a Milano.
MADRE – Si ma adesso non lasciatemeli tutti in giro a prendere la polvere, poverini.
TEGAMINI – Ma ci stanno?
MADRE – Certo, non vedi che è bombato, questo baule? E’ un baule intelligente. Mi spiace di non avere qui Tarta la tartaruga, però.
AMORE DEL CUORE – E’ un peccato, volevo conoscere anche lei.

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Non si capisce bene perché, ma l’unicorno è la bestia fantastica più cara alle culture di ogni tempo. Con la pioggia e col sole, dalle pianure falcidiate da Gengis Khan fino alle profumate corti rinascimentali, il mito dell’unicorno prospera, galoppa allegramente e s’ingarbuglia, alimentando strani commerci, imperversando nell’arte e arrivando persino a convertire un signore serio e precedentemente incredulo come Leibniz.

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Dando prova di tantissima incoscienza, SettePerUno continua ad ospitare con sconfinata grazia la mia rubrica mensile sulle creature fantastiche. Dopo Sleipnir – il fiero cavallo a otto zampe di Odino – e l’innocua Chimera – ingiustamente macellata da uno sbruffone volante -, la terza puntata svela le meraviglie dell’unicorno, bello bello in modo assurdo e pieno zeppo di proprietà medicinali. Per leggere tutto quanto, vi conviene dirigervi su Spezzatino d’unicorno, che qua devo cimentarmi in un insperato spin-off.

Allora, dopo aver messo insieme tutta la Miticheria – e PERDIANA, vorrei aggiungere -, @stefi_idlab mi ha segnalato l’esistenza di un testo fondamentale, ripescato dalle polverose profondità della British Library. L’inestimabile tomo, cercato per anni dal professor Brian Trump del British Medieval Cookbook Project, è il libro di ricette di Geoffrey Fule, cuoco della regina Philippa alla metà del quattordicesimo secolo. Con grande diletto per tutti noi, il buon Fule non si occupava solo di arrostire montoni e di lessare tuberi, ma proponeva estrosi manicaretti a base di animali fantastici, da marinare nell’aglio e cuocere allegramente sulla graticola, così come dimostrano le illuminanti miniature a margine del manoscritto.

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Barbecue d’unicorno


La robaccia inutile, tipo corni da collezione, zoccoli veloci e codine setose vanno a finire nel cestone della spazzatura. Mica si mangiano.

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Grazie a Fule ora sappiamo che è possibile. Sappiamo che il sogno dell’unicorno tonnato o della cotoletta d’unicorno è ormai dietro l’angolo. Perchè siamo gente raffinata, e la roba in scatola inizia anche un po’ a stancarci. In alto gli spiedi!

 

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L’articolo della British Library, in caso non vi accontentaste di magici destrieri e vi andasse di assaggiare un bell’istrice paffuto.

 

 

Non saprò far fare i salti ai sassi sul pelo dell’acqua, ma sono bravissima ad andare in giro.
C’è della gente che torna da qualsiasi tipo di esperienza gitesca con bagagli pieni di traumi, polemiche, recriminazioni e rimpianti… ma io no, zampetto felice mangiando ghiaccioli fotonici e mi guardo ben bene dal lamentarmi, anche se non mi porto mai i vestiti che davvero servirebbero e le giornate finiscono nel disagio della cecità, con le lenti a contatto croccanti e piene di polvere.
Ma chi se ne importa, vagare è un talento, c’è da essere capaci e ci vuole tutta un’indole.
Visto però che vantarsi a vanvera è poco elegante, vi delizierò con roba di lago ed edificanti prove fotografiche. Anche perchè va di moda guardare le figure, in questo periodo.

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Questo è l’asino Ugo. L’asino Ugo è dipendente dalle carotine e vive in un recinto un po’ in salita con un altro asino – dal nome fru–fru e impossibile da memorizzare – e un’asina gravida, larga come lo stato del Maine. Ugo è molto ospitale, anche se frequentemente frainteso: se decidete di avvicinarvi al suo recinto, Ugo vi darà il benvenuto con cinque minuti di rantoli e ragliate. Una cosa strana a vedersi, oltre che spiacevole per le orecchie. Perchè noi non ci si pensa, ma l’asino ci mette l’anima quando deve ragliare. C’è tutta un fase di riscaldamento, respiri profondi e nitriti casuali, prima che arrivi il celeberrimo I-OOOH-I-OOOH. Sarà sempre utile, dunque, avvicinarsi al recinto di Ugo in compagnia del coraggioso Amore del Cuore, perchè un’asino che raglia fa paura. E di sicuro non si capisce se stia ragliando perchè è contento o perchè si prepara a sferrare un combo-attacco calcio in faccia/morsi alle mani.

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Può capitare che animali che vivono in recinti limitrofi decidano di farsi fotografare nella medesima posa da teenager. Nel caso della capretta, l’adolescente è anche vicino al satanismo amatoriale.

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Perchè i turbo-ciliegi d’incredibile beltà non ci sono solo in Giappone. E quella montagna là dietro, che non so come si chiama ma è comunque illuminata benissimo dalla luce tramontina, non sarà il monte Fuji, ma fa comunque la sua figura.
Come variante del ciliegio sbruffone abbiamo anche il ciliegio sbruffone con piccola luna. E siamo subito tutti fotografi.

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Amici. Stimati lettori. Compagni di mille battaglie. Questo qua seduto è Amore del Cuore. Per cortesia, che qualcuno si commuova.

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Idee bizzarre, inopportune ed esteticamente orribili che ti vengono prima di dormire.

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L’applique di vimini è la nuova frontiera del design. Hai un’orrenda lampada a risparmio energetico – quelle che fanno davvero luce solo dopo trenta minuti e comunque emanano quello sgradevole bagliore freddo, da neon di macelleria di periferia – e vuoi renderla più amichevole e temperata senza ricorrere ad ingenti investimenti? Schiaffaci su un cestino di vimini, l’interior-design ti sorriderà!

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“Ciao, sono una persona su un cioppo di legno”.

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“Ciao, sono una persona incredibilmente allegra che fluttua via dalla limitante staticità dell’imbronciato cioppo di legno”.
E sì, le mie scarpe son fatte di filettini di salmone.

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Questo posto bucolicissimo e stipato di incredibili cibarie è la trattoria Robustello. Ci si arriva solo dopo dialoghi viabilistici di questo tenore:

TOMMASO: Buongiorno signore! Senta, l’agriturismo Robustello… è qua vicino?
ANZIANO SU SEGGIOLA DI PAGLIA: Sì.
TOMMASO: Ma… da che parte?
ANZIANO SU SEGGIOLA DI PAGLIA:  Su di là, poi a destra. Dovete guadare il torrente.
TOMMASO: …con la macchina?!

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Non si capisce niente, ma sono tortelli di castagne con sugo funghettoso, sommersi di formaggio grattato e copiose erbette sconosciute.

Questi altri cosi qua sono crostini e verdure grigliate con mirabili bocconcini di cervo. I bocconcini di cervo sono pezzi di cervo avvolti in un qualche tipo di salume obeso e croccante.

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E basta, mi sono divertita tanto.
Che c’è, è un post casuale… non ci sarà nessun tipo di sconvolgente rivelazione conclusiva. Asini, capre, fiorellini e lampade a cestino, che vi aspettavate?