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Puffungà, i Puffi in 3D

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I Puffi sono una di quelle cose dell’infanzia che non smetteranno mai di perseguitarti. Un po’ come il compito in classe degli articoli e delle preposizioni, con la maestra che si aspettava di vedere un cerchiolino rosso intorno agli articoli e un cerchiolino blu intorno alle preposizioni, una roba semplice e lineare, assolutamente diversa dalla pagina piena di tragedia che avevi consegnato tu, zeppa di cerchiolini verde pisello intorno a tutte le piccole parole di due o tre lettere. I Puffi sono anche un po’ come quei ricordi che sono imbarazzanti di riflesso, perchè se stai scavando fossili dalla riva limacciosa dell’Arda e ti rendi conto che un tuo compagno si è fatto la cacca addosso, là in mezzo, con un secchiello pieno di conchiglie del periodo Devoniano in mano, non serve che la cacca sia tua, ti senti tremendamente male lo stesso. E una volta, in seconda elementare, avevo pure scritto “dorata” con l’apostrofo, come se l’universo fosse interamente composto di minuscoli mattoncini fatti con le orate.
Ma insomma, chi se ne importa.
Era per dire che i Puffi sono pericolosi. Ti fanno ricordare un tempo lontano in cui potevi stupidare senza tante preoccupazioni, perchè pomeriggi trascorsi ad ascoltare un cane rosa di nome UAN o un dodo di pezza domiciliato in un albero azzurro non possono che trasformarti in una persona piuttosto ridicola. A mia discolpa dirò che non ero poi così fissata coi Puffi. I cartoni li guardavo quando capitava, ma la sigla mi piaceva moltissimo e la ballavo senza sosta sul tappeto del salotto. L’altra cosa che avevo era il camper Puffi… che non usavo per i Puffi ma per trasportare un fantasmino di tulle che avevo chiamato L’ANIMA DANNATA.

MADRE (flagello dei mondi) – Tata, cos’hai lì nel camioncino dei Puffi?
MINI-TEGAMINI – ….L’ANIMA DANNATA!


Comunque. Visto che mi regalavano il biglietto, la settimana scorsa sono andata all’anteprima dei Puffi. C’eravamo io, Amore del Cuore e un centinaio di bambini sadici. Che i bambini siano sadici un po’ lo sospetti… ma lo scopri con assoluta certezza solo quando nei film iniziano a capitare cose cruente, rigorosamente non funzionali alla trama. Gargamella viene travolto da un autobus? Puffetta conficca le sue scarpine col tacco nelle cornee di Birba? Tontolone inciampa e scivola, provocando una devastante reazione a catena che distrugge mezza Pufflandia? Ecco, bambini in visibilio. Bambini che saltano sulle poltrone, che si spellano le manine d’applausi sbilenchi con un entusiasmo che neanche gli antichi romani al Colosseo. I bambini vogliono vedere fratture esposte, tombini aperti, carriolate di viscere, maledizioni infrangibili, teste mozzate e fiamme di drago, altrochè principesse coi pettirossi in testa.
Ma cerchiamo di capire che cosa succede in questo benedetto film.

I Puffi vivono felici al loro villaggio. Hanno tirato su una specie di barriera che li rende invisibili al mondo e si sentono suppergiù al sicuro da Gargamella e dall’antipatico gatto Birba – che è un maschio. Mentre fervono i preparativi per la Festa della Luna Blu – che per i Puffi è tipo la Madonna d’Agosto – Grande Puffo decide di buttare delle strane erbe in un calderone e di vedere un po’ che cosa il futuro riserverà alla sua gente. E che volete che dica il calderone… sventura! Piedoni che schiacciano le case fungo! Bacchette magiche che dilaniano Puffi! In men che non si dica, Gargamella e Birba irrompono a Pufflandia, in un turbine di distruzione e orticelli che vanno a farsi benedire. Grande Puffo e altri cinque sgorbi blu corrono e corrono per aver salva la vita e si gettano in un tunnel simil-Stargate – temporaneamente aperto grazie ai prodigiosi effetti collaterali della Luna Blu – che li farà sbucare, guarda un po’, nella gloriosa metropoli di New York. Perchè tutte le creature fatate, gli alieni e le piogge meteoriche è lì che vanno a finire. Nel tentativo di ricongiungersi a Tontolone e di tornare tutti a casa, i Puffi inseguono una scatola piena di cosmetici fino alla finestra di una coppia di sfigati dal cuore d’oro – un pubblicitario seviziato dal capo e la sua deliziosa mogliettina in attesa.
E poi cavolo, non voglio rovinarvi la sorpresa.

Nonostante la mia spocchia, il film è meno peggio di come l’ho messa giù. Ma davvero.

Tanto per cominciare, questi Puffi cinematografici sono usciti bene, a livello di animazione. Ovvio, è orrendo vederli saltellare canticchiando sulla scrivania del loro incauto protettore umano. È ributtante trovare Puffo Coraggioso che galleggia nella tua tazza dei cereali, o Tontolone che galleggia in un altro tipo di tazza, imprigionato in una palla di cartaigienica bagnata e sgocciolante. Insomma, è spaventosa l’idea che i Puffi possano essere veri, in questo mondo, ma poi t’accorgi che li hanno fatti meno brutti del previsto. Sono anche un po’ più piccoli delle fantomatiche “due mele e poco più”, perchè se fossero alti così svetterebbero intorno ai venti centimetri.
Delle brulicanti bestioline blu, farcite di buonismo e occhi a cuore, con la calzamaglia bianca. Delle sberle di venti centimetri.
Se fossero così alti, sapremmo per certo che Dio non esiste.

Gigantismo e altri terrori a parte, un’altra cosa buona del film sono le battute affidate ai Puffi, molto migliori di quanto tocca dire agli sventurati esseri umani. Coi Puffi è facile, sono bipolari – scoppiano di gioia/si squartano dalla disperazione -, monotematici – da Puffo Coraggioso ci si aspetta unicamente che vada in giro a smargiassare e a parlare dei propri testicoli – e portati a ricondurre tutto a se stessi – Puffetta pensa a scegliere un vestito nuovo mentre il mondo finisce, Quattrocchi romperà i coglioni, anche in mezzo a uno tsunami di lava.
Ecco, con dei cosini parlanti così esagerati, scrivere simpatie non è difficile, soprattutto se sono fuori dal loro contesto – e se Grande Puffo ha la voce di Gandalf. Me lo vedevo, Grande Puffo che si gira e dice…. FUGGITE… SCIOCCHI!

Le mie recensioni sono un dramma, lo so.

Quindi. Che ci è piaciuto. Il Puffo animato. Il Puffo che dice e puffa cose curiose.  Insomma, tutto quello che il target del film non può comprendere è molto bello. Tipo, tutte le volte che i Puffi viaggiano sul tetto di un taxi, aggrappati a quel coso luminoso che a New York serve da spazio pubblicitario, insomma, ogni volta che sono sul taxi hanno dietro o la pubblicità dei Blue Man o dei dischi Blue-Ray.
E non fate quella faccia di pietra… c’è umorismo ben peggiore delle freddure sul colore blu! E lasciate stare che ad un certo punto i Puffi giocano a Guitar Hero e che i veri cattivi sono gli azionisti di un’azienda di cosmetici… si son visti dei film peggiori. I bambini ridono perchè si sevizia Gargamella, i grandi alla fin fine non si sparano nelle dita dei piedi, il bene finisce per trionfare, il pubblicitario viene promosso a vice presidente del marketing – una carica inesistente -, Puffetta arreda meglio del più zelante consulente Ikea… e che volete ancora?
Sono Puffi, che cavolo.

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